Siamo a Gottinga, nel 1933. I nazisti bruciano i libri “scomodi”; malata e reclusa nel suo appartamento, la scrittrice, filosofa e psicanalista Lou von Salomè, riceve la visita del professor Ernst Pfeiffer che vuole raccogliere le sue memorie. Dopo alcune reticenze, Lou inizia il suo racconto di donna davvero fuori dal comune…

Arriva al cinema solo ora, malgrado sia del 2016, il film di Cordula Kablitz-Post su una delle figure più affascinanti, e poco conosciute, che ha attraversato la letteratura, la filosofia e la psicanalisi a cavallo fra ’800 e ’900. Il film è una sorta di lungo flashback con ritorni al presente per i dialoghi e gli incontri tra Lou ed Ernst. Le parti più interessanti, ovviamente, riguardano quelle del percorso intellettuale e sentimentale di Salomè. È stata tra le prime a rivendicare l’autonomia e l’indipendenza delle donne, a opporsi a matrimoni combinati e a rivendicare per un lungo periodo della vita il rifiuto della sessualità, proprio come simbolo della sua indipendenza. Lou von Salomè in vita ha conosciuto e conquistato Nietzsche, che avrebbe voluto sposarla e che era succube della sua personalità; è stata amica fraterna del letterato Ree; ha avuto un’intensa storia d’amore con il poeta Rilke. A 50 anni si è imbattuta in Freud con il quale ha avuto intensi scambi in tema di psicoanalisi.

Il film ripercorre tutte queste tappe. Si tratta di un biopic molto classico, senza sussulti e scossoni, ben interpretato dalla protagonista Katarina Lorenz e che ha il merito di farci conoscere una figura poco valorizzata dalla storia della filosofia, della letteratura o della psicologia.

Aldo Artosin