Italia, 1609. Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, pittore affermato per la sua arte rivoluzionaria, è costretto a rifugiarsi a Napoli nei palazzi della marchesa Costanza Colonna dove attende che Papa Paolo V gli conceda la grazia che gli eviterebbe la condanna a morte per aver ucciso in duello il rivale Ranuccio. Intanto l’Ombra, un agente segreto dello Stato Pontificio, indaga sulla vita e le opere del pittore per valutare se sia degno o meno del perdono pontificio…
Dopo il Dante raccontato da Pupi Avati e il Luigi Pirandello protagonista de La stranezza di Roberto Andò, nel giro di poche settimane arriva nei cinema il biopic di un altro grande artista italiano, Caravaggio. Giunto al suo quattordicesimo film da regista, Michele Placido porta a compimento il progetto cui ha lavorato per quattro anni, ovvero raccontare l’opera e la vita di Michelangelo Merisi, vissuto a cavallo tra ‘500 e ‘600. L’ombra di Caravaggio ci porta dentro i quadri del pittore, anzi sembra esso stesso un quadro di Caravaggio, con molte scene caratterizzate da un forte contrasto tra luce e ombra, colori e ambientazioni cupe, cifra artistica di Merisi. Ma l’intento di Placido è anche quello di mostrarci l’uomo, la sua vita dissoluta e sempre a contatto con gli ultimi e i diseredati, fatta di incontri con ladri, vagabondi e prostitute che poi diventano i protagonisti degli indimenticabili capolavori del pittore, apprezzati molto già dai fedeli dell’epoca ma invisi alla Chiesa che reputava offensivo quel modo di rappresentare i racconti e i personaggi biblici ed evangelici. Il film è costruito attorno al viso e al corpo di Riccardo Scamarcio che incarna la figura di Caravaggio (anche se non sempre sembra a suo agio nella parte), simbolo dell’insopprimibile libertà espressiva che un artista deve perseguire, anche a costo della propria vita, anche a costo di scontrarsi con il Papato.
Quello di Placido è un film vitale, ricco di personaggi che fanno da contorno alla fame e alle pulsioni creative di Caravaggio sempre alla ricerca del volto giusto, della luce e delle ombre più appropriate per dare vita ai suoi capolavori. Un film a tratti ridondante – come spesso nei film del regista – in cui però ci sono passaggi anche molto didascalici, come quello dell’incontro in prigione tra il protagonista e il filosofo Giordano Bruno (Gianfranco Gallo), altro simbolo di intellettuale prima perseguitato e poi condannato al rogo dall’Inquisizione per le sue idee considerate eretiche. O come lo scontro dialettico tra lo stesso Caravaggio e l’Ombra (Louis Garrel), emblema del potere persecutorio della Chiesa che capisce il valore delle opere ma non può accettare che Merisi continui a dipingere perché i suoi quadri generano il dubbio nei fedeli e perché il pittore ha una condotta morale considerata deplorevole. Ne emerge la figura di Caravaggio dai tratti forse fin troppo moderni, quasi un’icona pop – in alcune scene Scamarcio può ricordare Che Guevara, in altre Jim Morrison – e questa è una forzatura a nostro avviso. Molto nutrito il cast che annovera, tra gli altri, Isabelle Huppert (Costanza Colonna), Michela Ramazzotti (la prostituta Lena, musa del pittore), Vinicio Marchioni (il pittore Baglione), Moni Ovadia (frate Filippo Neri) e Alessandro Haber (il medicante Battista). Lo stesso Placido si riserva il ruolo del libertino cardinale Del Monte. Presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Stefano Radice
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