Bela e Jota sono una coppia portoghese che vive a Londra insieme ai tre figli. Sono in difficoltà economiche e sono sotto osservazione dei servizi sociali, in particolare per la piccola Lu che è sorda. Durante una visita, i tre figli vengono sottratti con la forza alla coppia che inizierà, quindi, una battaglia per cercare di riaverli…
Premiato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia come miglior opera prima e con il premio speciale della giuria nella sezione Orizzonti, Listen segna il debutto alla regia di Ana Rocha de Sousa. Ispirato a un fatto realmente accaduto nel 2014, quello della regista portoghese è a tutti gli effetti un film che si inserisce nei temi cari alla cinematografia di Ken Loach. In Listen troviamo la periferia londinese poco accogliente, le difficoltà economiche di una famiglia, la brutalità e insensibilità dei servizi sociali che agiscono seguendo solo i regolamenti e la burocrazia. Sono istituzioni che sembrano non ascoltare, da qui anche il titolo del film, quello che Bela (Lúcia Moniz) e Jota (Rube Garcia) raccontano loro su come amino i loro figli, malgrado le difficoltà economiche in cui vivono. Emblematica di questa mancanza di dialogo è la figura di Lu (Maisie Sly, realmente non udente) cui nessuno tra gli assistenti sociali sa rapportarsi a parte il fratello e i genitori. Le scene in cui Lu si confronta con la madre sono, a nostro avviso, tra le più intense e ben riuscite.
Il film di Ana Rocha de Sousa ci mostra, poi, come accanto alle famiglie si muovano organizzazioni che – sfiorando l’illegalità – aiutano i genitori a recuperare i propri figli; utilizzano rimedi estremi per contrastare un sistema cinico che, quando si mette in moto, non si può più fermare arrivando a vere adozioni forzate portate a termine senza ascoltare le ragioni dei genitori naturali. Listen – che potete trovare sulla piattaforma Miocinema – è un piccolo film (dura poco più di 70 minuti), semplice nella sua sceneggiatura (perché, ad esempio, non chiarire meglio i motivi per cui i servizi sociali prendono di mira la famiglia di Bela e Jota?) e forse un po’ troppo schematico (facile schierarsi dalla parte dei genitori rispetto alle istituzioni), ma è ben diretto, recitato e non lascia indifferente lo spettatore.
Aldo Artosin