Ironicamente a ridosso della sostituzione del direttore di un importante telegiornale italiano, ecco un film su una storia vera di giornalismo, o meglio, di cattivo giornalismo. Intorno alla metà degli anni ’90 Stephen Glass è un giovane e brillante giornalista del mensile americano “New Republic”, testata di grande autorevolezza (come nel film amano ripetere i redattori, è “la rivista letta sull’Air Force One”, il jet presidenziale). Glass è sveglio, intraprendente, intelligente e sa come farsi benvolere da colleghi e superiori. Le sue inchieste sono acute, investigative, ma anche pervase da un sottile humour, che è un po’ il suo “marchio di fabbrica”, e che altri cercano inutilmente di imitare. Ma un articolo su un convegno di pirati informatici scritto da Glass suscita forte impressione in un altro giornale specializzato: il direttore accusa i suoi giornalisti di essersi lasciati scappare la notizia che il “New Republic” ha invece centrato. Ma le verifiche dei redattori arrivano a una sconcertante conclusione: l’articolo è inventato di sana pianta; non esiste niente di quello che Glass cita: società, nomi, luoghi, tutto è introvabile, inafferrabile. Lo spettatore a questo punto capisce che qualcosa non funziona, ma al tempo stesso fa fatica anche a credere alle accuse; la difesa di Glass sembra convincente, i suoi colleghi credono che il direttore ce l’abbia con lui, il clima del giornale si avvelena, e anche chi guarda il film rimane sconcertato. Cosa ha spinto una persona capace e stimata a un tale lavoro di fantasia? E il sospetto si allarga: l’ha fatto per un articolo, o in realtà il gioco si è ripetuto altre volte? Il desiderio di compiacere, di fare in modo che la gente si sentisse dire quello che in realtà si aspettava sembra essere la molla che ha spinto Glass e ha accecato gli altri. In un momento in cui tutti sembrano avere accesso senza difficoltà a qualsiasi notizia, a ogni avvenimento mondiale, L’inventore di favole cerca di mettere sull’avviso: chi scrive è sempre degno di fede, magari solo per avere alle spalle una testata prestigiosa?

Beppe Musicco