L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice è ambientato nella cittadina francese di Clemont-Ferrand. Médéric è un trentacinquenne che, mentre fa jogging, si innamora di Isadora, prostituta di 55 anni. Mentre cercano di portare a termine il loro incontro sessuale ma senza pagare, la tv diffonde la notizia che in città c’è stato un attentato di probabile matrice islamica. Mentre torna a casa, l’uomo viene avvicinato dal giovane arabo Selim; con un po’ di titubanza Médéric prima lo aiuta poi avvisa la polizia che lo arresta. Nei giorni seguenti proverà ancora a frequentare Isadora, di cui conosce il marito geloso e violento. Selim, prima minacciato e poi picchiato da una gang di giovani arabi, viene “adottato” dal condominio in cui vive Médéric…

Diretto da Alain Guiraudie (Lo sconosciuto del lago), L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice è una commedia sulla Francia contemporanea e le paranoie che la attraversano, nelle grandi città come in provincia. È anche la storia di un triangolo particolare, quello che viene evocato dal titolo che traduce in modo fantasioso l’originale Viens, Je t’emmene ovvero Vieni, ti ci porto. Il protagonista Médéric (Jean-Charles Clichet) è un uomo comune che ha una folgorazione per la prostituta Isadora (Noémie Lvovsky) che vuole sedurre e far innamorare. È diffidente verso gli arabi e l’Islam ma alla fine apre le porte di casa a Selim. Il film racconta la sua ossessione per Isadora con la quale cerca più volte di portare a termine rapporti sessuali (anche piuttosto espliciti) che per diverse ragioni vengono sempre interrotti, vuoi dall’intervento del marito geloso, dalle notizie dei Tg o dai vicini invadenti. Il suo alla fine rimane un desiderio forte ma inappagato di amare una donna che ha scelto di fare la prostituta, senza essere costretta a farlo.

L’aspetto più sociologico e politico del film è quello che riguarda Selim (Ilies Kadri). Su di lui si riversano i sospetti di  Médéric prima e dei condomini, poi, di essere uno dei terroristi ricercati. La Francia – tragica vittima di attentati come quelli raccontati in November – I cinque giorni del Bataclan – vive in un costante stato di ansia, pregiudizio e paura che qui vengono simboleggiate dagli atteggiamenti verso questo ragazzo arabo francese in fuga dalla sua famiglia e comunità perché omosessuale. Tuttavia, il condominio stesso, in cui abitano persone armate fino ai denti con una gran voglia di sparare, finisce poi per prendere le difese di Selim contro la minaccia esterna rappresentata da una gang araba che terrorizza il quartiere. Una sorta di solidarietà inaspettata che fa rete attorno al ragazzo con una comunità che in qualche modo cerca di autodifendersi.

Il film di Alain Guiraudie è sicuramente ricco di spunti interessanti e di temi (troppi?) – amore, sesso, solitudine, violenza – ma anche di alcune provocazioni (come una scena di sesso all’interno di una chiesa) che si potevano evitare. In un certo senso è anche un film sull’impotenza, quella di Médéric di amare Isadora e di allontanarla dal marito violento Gerard (Renaud Rutten) o quella dei francesi di superare traumi sociali e di trovare una sorta di pacificazione. Sul tema della Francia e delle sue contraddizioni, però, a nostro avviso si era fatto preferire un film come Un’ombra sulla verità. Presentato alla Berlinale del 2022.

Stefano Radice

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