Film ad altezza di bambino o meglio ancora ragazzo, non privo di qualche ingenuità e qualche momento morto. Il problema di questo film, peraltro ben confezionato e provvisto di un cast di nomi celebri (Morgan Freeman e Ashley Judd, già presenti nel primo film) è che il confine tra un buon spot o una pubblicità progresso a favore del Clearwater Marine Hospital di Tampa in Florida – il centro marino in cui è ambientata la vicenda – e una vera e propria storia di intrattenimento è assai labile. Anche perché, a dirla tutta, non è che succeda chissà che cosa da un punto di vista strettamente narrativo. ,Passato il periodo avventuroso del recupero di Winter, il delfino femmina che incredibilmente riuscì a riprendere a nuotare con una pinna artificiale, al centro di riabilitazione marino di Clearwater le cose vanno abbastanza bene. Winter e il vecchio delfino Panama intrattengono i giovani ospiti e turisti; fanno capolino nuovo animali, un curioso pellicano e una tartaruga marina ferita e sottoposta a ogni genere di curva (persino una Tac in ospedale) dallo staff medico e scientifico. Poi a un certo punto una serie di eventi improvvisi eppure legati tra loro (la malattia di un delfino, un imprevisto controllo amministrativo o la struttura) metterà a rischio l'esistenza stessa del centro marino. ,Da un punto di vista narrativo, poca roba e pochissima tensione rispetto a un primo episodio che, classicamente, se la giocava tutta nel rapporto tra animale e ragazzino. Ora invece l'azione è spostata su altro: sul lavoro di squadra del team di Clearwater, sulla difficoltà di gestione di una struttura a doppia vocazione, scientifica e turistica come quella del parco marino di Tampa, sul dissidio interiore del ragazzino protagonista, combattuto tra l'amicizia con Winter e l'orizzonte ultimo del suo lavoro, quello cioè di liberare il delfino e lasciarlo nuotare in mare aperto. Tematiche anche interessanti, raccontate in modo molto semplice ma con uno stile sin troppo compassato per un film che emoziona – succedeva la stessa cosa anche nel primo episodio – quando la realtà, la vita vera fa breccia nel racconto di finzione. Come nella sequenza iniziale, in cui Winter nuota con una ragazza amputata a un braccio o nelle immagini che accompagnano i titoli di coda, in cui si ricostruisce la vicenda vera che ha ispirato il film ma soprattutto si mostrano tanti bimbi con indosso protesi coloratissime, incuriositi e stupiti di fronte a uno come loro, un delfino senza pinna che aveva imparato a nuotare e a ritrovare il sorriso.,Simone Fortunato,

L’incredibile storia di Winter il delfino 2
Qualche tempo dopo aver salvato la vita a Winter, il team di Clearwater è impegnato in altre operazioni di salvataggio.