Un team di scienziati, guidato dal capitano Kat (Olga Dihovichaya), è in orbita attorno alla Terra sulla Stazione Spaziale Internazionale. Aspettano l’arrivo della sonda Pilgrim che sta portando una serie di materiali provenienti da Marte. Insieme a Kat lavorano i dottori Miranda (Rebecca Ferguson) e David (Jake Gyllenhaal), i tecnici Roy (Ryan Reynolds) e Sho (Hiroyuki Sanada), e lo scienziato Hugh (Ariyon Bakare). È proprio Hugh a esaminare i materiali e a scoprire che contengono una cellula biologica. Iniziano quindi gli studi: la cellula cresce a vista d’occhio, sembra quasi un piccolo fiore gradevole e bello a vedersi. Durante un esperimento andato a male Hugh si accorge che questo essere, denominato Calvin, ha una forza difficilmente contrastabile e per poco non ne rimane ucciso. Il problema è che ormai Calvin è libero, cresce a dismisura, è vorace e non si ferma davanti a niente (è diventato una gigantesca piovra). Elimina uno a uno i membri dell’equipaggio che non sa come fermarlo e ha un ordine ben preciso: niente che proviene da Marte deve arrivare sulla Terra, a costo della propria vita…

Come si può desumere dalla trama, Life-Non oltrepassare il limite, diretto da Daniel Espinosa (Safe House, Child 44), è un film di fantascienza che si incrocia con il thriller e l’horror. È vero che affronta temi già visti come la curiosità e la paura per le forme di vita extraterrestri e il desiderio dell’uomo di andare oltre i propri limiti, anche scientifici. La navicella spaziale rappresenta anche il luogo dell’armonia tra gli uomini visto che russi, giapponesi e americani lavorano bene insieme e la Cina viene citata come Paese amico; un’armonia messa a dura prova proprio dalla crudeltà aliena. Vero quindi la trama si articoli secondo cliché di genere noti, però, pur non essendo originalissimo – Gravity e Arrival sono film molto più profondi – è un bel prodotto di genere, ben fatto e di impatto che riesce a incutere parecchia paura (tenere alla larga i bambini…) e un certo disgusto; si vedano ad esempio le scene degli incontri ravvicinati dell’alieno con Sho e David. Un film pensato per un pubblico di ragazzi non giovanissimi e adulti in cui Espinosa dimostra la sua bravura nel dirigere un cast all’altezza.
Film claustrofobico, che si svolge tutto all’interno della navicella spaziale, è un evidente tributo soprattutto al primo Alien, anche se il film di Ridley Scott rimane epocale e ineguagliabile. Il protagonista principale alla fine è proprio Calvin; è veloce, spietato, aggredisce gli astronauti soffocandoli con forza smisurata e dissanguandoli. È intelligente e si adatta a ogni tipo ambiente tanto da resistere a lungo anche nello spazio. Ecco perché se una creatura di questo tipo arrivasse sulla Terra, per il genere umano non ci sarebbe speranza. E proprio nel piano escogitato dai superstiti della navicella per sbarazzarsene sta forse la vera sorpresa del film che, scommettiamo, difficilmente lascerà indifferenti gli spettatori. Anche quelli con una lunga consuetudine con il genere sci-fi. Pensiamo che questo film potrebbe diventare un cult ma ci auguriamo non ci siano sequel.

Stefano Radice