Correva l’anno 1973, e un giovane regista americano, folgorato dalla lettura di un best-seller di William Peter Blatty incentrato sul tema della possessione demoniaca, decise di trarne un adattamento per il grande schermo. Quel regista era William Friedkin e il film in procinto di nascere era “L’Esorcista”, destinato a fruttare un larghissimo consenso di pubblico fino a diventare un vero e proprio cult. C’era tanto di buono nel film di Friedkin: una sceneggiatura di ferro senza grinze, un cast brillantissimo (Max Von Sydow, Ellen Burstyn, la giovane Linda Blair), atmosfere cupe e inquietanti. Purtroppo, dopo aver visto “L’Esorcista-La Genesi”, il prequel della vicenda narrata dal film del ’73, dobbiamo constatare che il regista Renny Harlin, noto per una serie di action-movie mediocri (Cliffhanger; Driven), non ha saputo affatto ricreare, o anche solo richiamare, lo spirito del suo predecessore. Nel tentativo di raccontarci il primo incontro di Padre Merrin con il demone che lo perseguiterà per tutta la vita, il regista si perde in un oceano di non-senso e di situazioni sciatte a tratti davvero imbarazzanti. Nulla funziona, a partire da un copione buttato giù in fretta da uno sceneggiatore semisconosciuto (Alexi Hawley), segnato da dialoghi prevedibili e squallidi, da situazioni spiegate male e improvvisate (lo scontro tra gli indigeni del luogo e l’esercito inglese), da una serie di scopiazzature (pessime) dal primo film della serie (il pendolo che si ferma improvvisamente, il bambino posseduto che “prevede” la morte di un personaggio) e da un colpo di scena finale che sta in piedi a mala pena, per passare poi al disegno dei personaggi dove vediamo Padre Merrin, figura affascinante ed enigmatica nel film di Friedkin, qui ridotto ad un clone di Indiana Jones (povero Skarsgaard!), e cioè nulla più di un rude e solitario avventuriero attaccato alla bottiglia, con l’occhio vispo e attento verso il gentil sesso e che ha perso la fede sconvolto dagli orrori del nazismo (forse questo l’unico aspetto “profondo” del film, anche se i flashback sono girati malissimo), per concludere con una serie di scelte registiche grezze e fuori luogo: effetti speciali da baraccone in puro stile b-movie anni ’80 (il trucco del demone) , il duello finale tra il bene e il male, qui ridotto a una grossolana rissa fisico-verbale lungo i meandri di una cripta sotterranea insostenibile per l’effetto di “ridicolo involontario” che va a creare, e infine il patetico tentativo di ripetere l’effetto sconvolgente del film del ’73, che si riduce semplicemente a una serie di situazioni inspiegabili (la presenza e il ruolo del bambino durante la rissa-esorcismo finale, la corsa del demone lungo il tunnel sotteraneo, degna di un film comico). Insomma, non c’è proprio un bel niente da salvare in questo brutto film fortemente voluto dai produttori e che inizialmente era stato affidato a Paul Schrader (regista di grande spessore, autore di alcuni ottimi film come “Affliction” o “Autofocus”) e poi passato tra le mani dello sciagurato Harlin. Forse, in certi casi, sarebbe meglio lasciare al loro posto certi fortunati film del passato: il tentativo di ripeterne l’effetto potrebbe rivelarsi devastante.,Francesco Tremolada,

L’Esorcista – La Genesi
Scarica in PDFCorreva l’anno 1973, e un giovane regista americano, folgorato dalla lettura di un best-seller di William Peter Blatty incentrato sul tema della possessione demoniaca, decise di trarne un adattamento per il grande schermo. Quel regista era William Friedkin e il film in procinto di nascere era “L’Esorcista”, destinato a fruttare un larghissimo consenso […]