Nino e Caterina sono sposati da 65 anni. Una coppia affiatata e inseparabile fino a quando la donna non muore, lasciando Nino nello sconforto. Circondato dalle sue opere d’arte, che fanno della casa un museo, Nino sente ancora la voce e la presenza della sua Rina e comincia ad evocare ricordi sepolti nella memoria. È allora che la figlia decide di affidare a uno scrittore, in cerca di un editore che gli pubblichi il primo romanzo, il compito di raccogliere le memorie del padre…

Arrivato direttamente su Sky, causa chiusura dei cinema, Lei mi parla ancora è il nuovo lavoro di Pupi Avati, ispirato a Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista, scritto da Giuseppe Sgarbi, padre di Elisabetta e Vittorio. Il libro è lo spunto che offre ad Avati la possibilità di trattare temi quali l’amore, l’unione, la vecchiaia, la morte, il ricordo, la nostalgia, una certa superficialità dell’era moderna. Per farlo il regista si affida all’ottantenne Renato Pozzetto, al suo primo ruolo veramente drammatico dopo una carriera all’insegna della commedia e della comicità. Avati non è nuovo a queste operazioni; basti ricordare ad esempio Regalo di Natale con Diego Abatantuono, Festival con Massimo Boldi o Il figlio più piccolo con Christian De Sica. La scelta di Pozzetto si rivela azzeccata perché l’attore è la vera anima del film, porta nella recitazione probabilmente la sua esperienza vissuta di vedovo ma, soprattutto, rende bene quello che il suo personaggio, Nino, sta affrontando dopo la morte della moglie (Rina è interpretata da Stefania Sandrelli). Il film corre un po’ bruscamente tra presente e passato, dove marito e moglie sono interpretati da Lino Musella e Isabella Ragonese; ma ad Avati interessa soprattutto la riflessione sul presente, tanto che gli anni della gioventù vengono molto condensati, lasciando un po’ di amaro in bocca allo spettatore. Ad esempio, è molto frettolosa la spiegazione del motivo per cui in casa di Nino e Rina abbondino opere d’arte.

Funziona a tratti Fabrizio Gifuni nei panni dello scrittore ambizioso e un po’ frustrato che, grazie alla presenza di Nino (snodo un po’ prevedibile del film), riscopre determinati valori come il rapporto con la figlia che vive con la ex compagna. Rimangono più sullo sfondo le figure dei figli, impersonati da Chiara Caselli e Matteo Carlomagno; bello invece il personaggio di Giulio (Nicola Nocella), il premuroso domestico di Nino.  Nel cast troviamo anche, in brevi apparizioni, Gioele Dix (agente di Gifuni), Alessandro Haber (Bruno, fratello di Rina) e Serena Grandi (madre di Nino). Un film nel classico stile Avati, girato nella provincia ferrarese. Per gli appassionati di letteratura, non mancano citazioni da Leopardi, Ariosto, Pavese e Pascoli.

Aldo Artosin