In Le cose che non ti ho detto siamo a Seaford, cittadina sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Grace (una letterata appassionata di poesia) ed Edward (professore con la passione per Napoleone e Wikipedia) sono alla vigilia del loro ventinovesimo anniversario di matrimonio. Alle pressanti richieste della moglie, animata da una forte fede e dal desiderio di continuare a dare un senso alla vita insieme al marito, Edward risponde di volerla lasciare essendosi innamorato di un’altra donna. Grace cade in depressione e non trova più un senso alla sua vita; solo la poesia e il figlio Jamie possono, forse, salvarla.

William Nicholson, classe 1948, porta sul grande schermo un suo testo teatrale di fine anni 90. Le cose che non ti ho detto racconta la fine di un matrimonio che mette in crisi tre persone: Grace (una brava Annette Bening), Edward (Bill Nighy) e il figlio Jamie (Josh O’Connor, visto in Emma e The Crown). Il fulcro del film è comunque il personaggio di Grace; la vediamo passare dall’incredulità per l’abbandono, alla depressione fino alla rabbia. Annette Bening mette in scena un personaggio con molte sfumature che ne valorizzano la bravura. Lavora più su toni monocordi Bill Nighy, il cui personaggio si è sempre sottratto al confronto e al dialogo con la moglie e, per tutto il film, non modifica i suoi atteggiamenti; forse la sceneggiatura poteva essere più generosa nei suoi confronti. Josh O’Connor in questo contesto si trova un po’ schiacciato dalla grande esperienza dei due attori, soprattutto nelle scene con la Bening.

Nicholson non si schiera, non sceglie da che parte stare; il suo può essere lo sguardo del figlio che trova ragioni e torti nelle posizioni dei due genitori. Nel film, pur intenso anche se mai veramente sorprendente, si alzano raramente i toni dello scontro; tutto avviene in modo trattenuto e anche gli sfoghi di rabbia di Grace sono controllati. Si poteva tranquillamente evitare l’unica scena in cui le due rivali si incontrano (una delle più deboli di tutto il film) mentre funziona il sottofondo rappresentato dalla recitazione di poesie – Grace sta lavorando a una antologia di diversi autori – che accompagnano i momenti più significativi di tutto il racconto e che rappresentano un’ancora di salvezza perché le emozioni, la delusione e le sofferenze che sta vivendo la protagonista sono già state vissute, descritte e raccontate nei secoli. E allora, si può andare avanti a vivere.

Aldo Artosin

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