Wes Craven firma un western post-moderno nell’ambientazione che sfocia nell’horror, prendendo da quest’ultimo la visionarietà degli ambienti e l’efferatezza della resa visiva. Di western c’è la storia: la famiglia Carter al completo (padre, madre, figlio, figlia minore e figlia maggiore con marito e bimbo al seguito) si perde nel deserto durante un loro viaggio vacanziero verso la California; l’assalto alla “carovana” da parte di un’altra famiglia, deforme, che vive tra le montagne e si ciba degli sventurati passanti che idealmente rappresenta gli indiani. Di horror ci sono le scene brutali di violenza verso le donne lasciate senza custodia dal padre andato in cerca d’aiuto, il rogo del padre e la vendetta del giovane marito. Di post-moderno c’è la referenzialità del film ad un genere classico americano (il western appunto), la commistione di due generi diversi e un sottotesto sociale: due famiglie al confronto, quella civile e pacifica e quella selvaggia e bestiale, e il ribaltamento di ruoli tra predatori e prede con un finale nel quale è evidente come nonostante l’uomo sia civilizzato, in realtà è capace delle stesse violenze di cui si macchiavano i cannibali delle montagne. ,Nonostante questo, il film in realtà è lento e un poco noioso. Wes Craven ha saputo fare di meglio con “L’Ultima casa a sinistra” e farà meglio con il futuro “Nightmare on Elm Street”, per quanto il film parta da buone premesse, manca della carica disturbante che permeava il precedente film del regista (“L’Ultima casa a sinistra”) e le scene di massacri passano via davanti gli occhi dello spettatore che è più disturbato dalle aspettative disilluse che non dal film stesso.,Andrea Cassina

Le colline hanno gli occhi
Una famiglia si perde nel deserto durante un viaggio in camper verso la California. Dovranno affrontare un gruppo di mutanti cannibali.,