Animazione di grande fattura e di eccellente cura scenica, cromatica. Dal punto di vista visivo, Le 5 leggende è uno spettacolo e segna un altro punto a favore della Dreamworks, la casa di produzione che già con Madagascar 3, almeno da un punto di vista tecnico, aveva dimostrato di giocare alla pari con la perfezione della Pixar. Tanti colori, un 3D spettacolare e in alcune sequenze mozzafiato, una cura certosina nei dettagli: la confezione è ineccepibile. La vicenda è interessante: Jack Frost, dopo alterne vicende, è chiamato a far parte di una squadra che protegge da secoli l'innocenza e la fantasia dei bimbi. Un po' come gli Avengers, Il Coniglietto di Pasqua, la Fata dei Dentini, Sandman e un Babbo Natale dalle braccia tatuate (bimbo cattivo – bimbo buono) un po' su modello, inimitabile, del predicatore che se ne andava in giro con sulle nocche le parole odio/amore ne La morte corre sul fiume. In realtà Babbo Natale e soci sono dei bei tipetti: Sandman, l'esserino che parla a gesti e inventa sogni per i bimbi è l'unico davvero tenero e fiabesco. Gli altri sono una specie di evoluzione di Trilli per La Fata dei Dentini e – per noi i più simpatici – due mezzi delinquenti come Il Coniglietto Pasquale e il Babbo Natale tatuato, entrambi un po' scontrosi e un po' primedonne. I 4 coinvolgono Jack Frost nella lotta senza quartiere contro l'Uomo Nero: Frost è un ragazzo con il dono di rendere ghiaccio l'acqua. Non sa bene nemmeno lui come ha avuto questo dono e da chi (è questo il cuore del film): sa soltanto di essere solo; non è visto da nessuno, bambino o adulto. È questo l'incubo di Jack ma anche delle altre “leggende”: quello di diventare invisibili per mancanza di fiducia in loro. E su questo farà leva l'Uomo Nero: rubare i regali ai bambini per far scomparire per sempre i loro protettori incantati. Storia avvincente anche negli sviluppi, dagli evidenti richiami a un classico per ragazzi come La storia infinita. Anche nel romanzo di Michael Ende e nella versione cinematografica di Petersen, il Nulla distruggeva tutto e si alimentava proprio per la mancanza di fantasia dei bambini. Qui le cose cambiano sostanzialmente poco in un film adatto anche a bimbi più piccoli. Vero che non mancano gli incubi – cavalli neri e mostruosi più che altro – ma il tratto del regista Peter Ramsey e dell'esercito dei tantissimi disegnatori e animatori che hanno lavorato a questo film, è delicato e cerca proprio di evitare incubi reali per i piccoli spettatori. Questo è apprezzabile così come è delicato e riuscito l'impegno di queste creature magiche nella difesa dei piccoli. Due i punti più problematici: l'ambiguità che non viene sciolta del tutto intorno al personaggio di Jack (perché non dire, magari in modo discreto e poetico, che il ragazzo in realtà è morto?) e soprattutto il tentativo, parecchio zoppicante, di spiegare la Pasqua in termini laici. Una festa, così come la racconta il Coniglietto che di mestiere colora le uova che i ragazzi poi dovranno cercare nei boschi, all'insegna della speranza e della rinascita: una festa floreale che celebra forse la rinascita di Primavera, certo non la ricorrenza religiosa per eccellenza che ancora da qualche parte nel mondo ogni anno si festeggia.,Simone Fortunato