Ma è stato così “epico” il ’77 a Bologna? Guido Chiesa sceglie di rappresentarlo attraverso la storia di Sgualo e Pelo, due ragazzi di un quartiere periferico: insoddisfatti e poco inclini al lavoro in senso “classico” accettano di collaborare con una banda di scassinatori, per la quale devono scavare un tunnel fino al caveau. Ascoltando la radio mentre lavorano di pala e piccone, colgono le prime trasmissioni di Radio Alice, emittente autogestita, e cominciano a bazzicare l’ambiente. Forse trent’anni saranno sufficienti per valutare con distacco quel periodo, ma a vedere il film di Chiesa, sembra che l’autonomia bolognese in fondo non fosse altro che un simpatico ritrovo di buontemponi, occupati più che altro a prendersi in giro, fare lunghe discussioni e scambiarsi le ragazze. Anche i più lungimiranti tra i carabinieri pare l’avessero capito, ma la repressione causò la morte di uno studente, e conseguente fu la risposta. Tagliato con l’accetta per quanto riguarda la ricostruzione storica, il film vorrebbe risollevarsi grazie alla simpatia dei protagonisti, premiati anche a Venezia. Ma anche senza porsi troppe domande, quel che resta di buono del film, più che il lato politico, è la storiella alla “soliti ignoti”, resa splendidamente dai due Valerio: Binasco, che sembra uscito da una canzone sulla mala milanese e Mastandrea, vedendo il quale viene da chiedersi come fa un attore così ad avere meno successo di Accorsi. ,Beppe Musicco
Lavorare con lentezza
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