A Londra, la giovane Kate si arrabatta tra un lavoro da elfo in un negozietto (mentre sogna di sfondare come cantante), grossi problemi economici, una famiglia assillante e i postumi di gravi problemi di salute che l’hanno allontanata dai suoi sogni. Lei ci prova a guardare tutto con un sorriso, ma le cose non sembrano cambiare mai. Anche perché lei ci mette del suo a incasinarsi l’esistenza, sbagliando per esempio regolarmente la scelta del partner spesso, di brevissima durata). Finché irrompe all’improvviso nella sua vita il misterioso Tom, che inizialmente la irrita (“sarà uno stalker?” pensa lei) ma poi fa breccia nella sua diffidenza; e sembra quasi perfetto, fa pure volontariato con i senza tetto… Però perché sparisce di continuo e non si fa mai trovare, nemmeno al telefono (che non usa mai…)?

Last Christmas è il classifico film romantico di ambientazione natalizia (ovviamente partendo dall’omonima canzone di George Michael), la cui uscita a Natale sembra cadere a fagiolo. Peccato che di film simili ne siano usciti davvero troppi, anche se questo cerca di “modernizzare” la materia con un tono sopra le righe (come la commedia contemporanea richiede); e anche se  alla fine spiazzerà con un colpo di scena imprevedibile (al di là di ogni plausibilità). Ma è difficile dar credito alle sofferenze di cuore di Kate (in tutti i sensi, è cardiopatica e a suo tempo fu salvata per miracolo) e perfino alle sue sfortune: con quel sorriso, potrebbe dire e fare qualsiasi cosa. Invece pure il lavoro da elfo in un negozio va male, nonostante la donna che comanda su di lei sia tanto burbera quanto alla fine di buon cuore. E anche la madre, di origine croata (Emma Thompson, anche autrice della sceneggiatrice), sembra terribile ma invece le vuole bene; e pure i litigi con la sorella un po’ invidiosa, e che forse non si sente accettata nella sua storia d’amore con un’altra donna, possono rientrare facilmente. E allora, cosa le manca per essere felice? Forse l’amore? Potrà Tom essere quello che cerca?

Il punto di forza del film diretto da Paul Feig (autore di commedie popolari come Le amiche della sposa e il Ghostbusters al femminile del 2016) è Emilia Clarke, la Daenerys di Il trono di spade apprezzata anche al cinema in Io prima di te e in Solo: A Star Wars Story, con la sua risata argentina e irresistibile: è lei che permette al film di sorreggere l’interesse dello spettatore, è lei a divertire quando canta e balla vestita da elfo, quando scherza con Tom o con i rifugiati del ricovero per homeless, e perfino quando le succede una “sfortuna” delle sue; in generale, illumina alcune “scene minori” in cui può liberare il suo estro un po’ matto; ma  è sempre lei a regalare anche le poche emozioni, nel finale del film, forse per via di alcuni punti di contatto con il suo personaggio (avendo rischiato due volte la vita per aneurismi cerebrali). Tra gli altri attori, Henry Golding non sembra tenerle testa (ma il suo ruolo è il più difficile, come si capirà alla fine), mentre Emma Thompson (non molto credibile come donna croata) e l’elegante Michelle Yeoh – ma la sua love story con un cliente è mal gestita – tirano fuori la classe innata.

Il punto debole invece è il colpo di scena finale, cui si fatica a credere mentre si cerca di capire a ritroso se quanto visto riesce a giustificarlo. Una “sorpresona” che sicuramente distacca in extremis il film dai classici film natalizi, di quelli stucchevoli e a tratti un po’ irritanti nel presentare il Natale come la festa della bontà (viene da dar ragione a Ficarra & Picone quando dicono, per esaltare il loro Il primo Natale, che in tutti questi film si parla della festa e mai del festeggiato…). Ma senza permettere a Last Christmas di entrare nel catalogo dei titoli che si ricordano facilmente.

Luigi De Giorgio