Sbagliare registro è una colpa che spesso non lascia scampo al cinema. Mike Newell, regista di esperienza e qualità (sono suoi ‘Donnie Brasco’ e ‘Quattro matrimoni e un funerale’) ha sbagliato clamorosamente tono e registro per questo adattamento dell’omonimo romanzo di Garcia Marquez. Forse non è nelle corde del regista inglese il melodramma sentimentale, forse il romanzo di Garcia Marquez è difficilmente sintetizzabile per immagini. Fatto sta che ‘L’amore ai tempo del colera’ è un film piuttosto indigesto. A partire dalla messa in scena, pacchiana quando non, involontariamente, grottesca (il topless “anziano” della Mezzogiorno, i due attori, completamente diversi l’uno dall’altro che interpretano Florentino giovane e adulto; il rapporto sessuale senile tra i due protagonisti) per passare a una regia piatta, priva di ritmo e sussulti, incapace di gestire un cast di prim’ordine: i due protagonisti, innanzitutto, Giovanna Mezzogiorno e Javier Bardem, interpreti solitamente di spessore, qui spaesati, fuori ruolo, alle prese con una recitazione sempre sopra le righe, mai realmente credibili. Ma anche i comprimari, Fernanda Montenegro, Liev Schreiber, Benjamin Bratt, John Leguizamo, semplicemente sotto utilizzati. È un film, questo, a cui manca intensità, la passione e la vitalità rimangono solo sulla carta e la sceneggiatura di Ronald Harwood (‘Il pianista’), spesso sembra muoversi con un ritmo e dialoghi da telenovela brasiliana (il memorabile “Odoro di vecchia” lanciato dalla Mezzogiorno al compagno), con l’effetto di allontanare ancora di più lo spettatore dalla storia e dai personaggi. Più che la rivisitazione cinematografica di un romanzo di culto, una brutta copia del recente ‘Le pagine della nostra vita’ di Nick Cassavetes.,Simone Fortunato

L’amore ai tempi del colera
Cartagena, Colombia, seconda metà dell”800. La storia d’amore contrastata tra Fermina, la figlia di un ricco allevatore, e Florentio, un umile telegrafista.