Oronzo Canà è l’indiscusso protagonista de L’allenatore nel pallone 2. A 25 anni dalla miracolosa salvezza, il mister viene richiamato alla guida della mitica Longobarda tornata in serie A. Il giovane presidente Borlotti, insieme a soci russi, sembra avere grandi ambizioni per la squadra. Le cose, però, non vanno come promesso e Oronzo sarà costretto a inventarsi qualcosa per salvare la squadra.

È molto difficile scrivere e realizzare il sequel di un cult cinematografico. Lo stesso si può dire anche per L’allenatore nel pallone 2 che segue di 25 anni il fortunatissimo film del 1984. Troviamo ancora Sergio Martino alla regia e Lino Banfi in quelli di Oronzo Canà ma se nel primo film le trovate comiche e di sceneggiatura non mancavano, nel film del 2008 tutto sembra già visto; sia i modi in cui Canà viene ingaggiato, sia per le illusioni di poter avere a disposizione grandi calciatori, sia per la descrizione di un modo del calcio un po’ sporco; se ne L’allenatore nel pallone era il presidente Borlotti a volere la retrocessione della squadra, nel sequel è il figlio a portare al fallimento economico la Longobarda. Quanto alla sceneggiatura, è infarcita di battute a doppio senso che nel 2008 proprio non si possono più ascoltare e di soluzioni prevedibili: nel 1984 era stato Aristoteles con i suoi gol il trascinatore, nel 2008 il giovane Caninho; nel primo film era stato il 5-5-5 lo schema vincente, nel sequel lo schema a farfalla. Per la soddisfazione degli spettatori, tornano però diversi personaggi del vecchio film; la moglie di Canà, Mara (Giuliana Calandra), la figlia Michelina (Stefania Spugnini), il procuratore Bergonzoni (Andrea Roncato) e, in un cameo, il mitico centravanti Aristoteles. Si aggiungono al cast Biagio Izzo (il genero di Oronzo) e Anna Falchi (avvenente giornalista d’assalto) Il mondo del calcio si è prestato molto con le apparizioni, tra gli altri, di Gigi Buffon, Francesco Totti, Alex Del Piero, Carletto Mazzone e dei giornalisti Sandro Piccinini e Ilaria D’Amico. Un film degli anni 2000 che rievoca la commedia degli anni 80 ma senza originalità.

Aldo Artosin

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