Il riscaldamento della terra causa una frattura della calotta artica: questo è l’inizio di una serie di cataclismi che in rapidissimo tempo portano a un’impressionante glaciazione che interessa tutto l’emisfero nord del pianeta.,Il regista Roland Emmerich non è nuovo a film del filone “catastrofico” (suoi sono “Godzilla” e “Independence Day”, ma una sua inclinazione alle immagini cruente e ad effetto si trova anche in un film storico come “The Patriot”); questa volta ha raccolto il grido di allarme che i movimenti ecologisti da tempo lanciano, specie dopo il mancato accordo sul protocollo di Kyoto, che dovrebbe limitare l’emissione di sostanze inquinanti. Il surriscaldamento dell’atmosfera, le stagioni calde sempre più dilatate, la desertificazione che avanza, sono tutti argomenti da tempo all’ordine del giorno; Emmerich ha voluto, grazie al cinema e alla potenza del digitale, spaventarci tutti sui possibili effetti del comportamento dissennato di chi dovrebbe prendere decisioni su una materia così importante. Il fatto è che “L’alba del giorno dopo” ha una trama tanto esile e vacua che bisogna per forza appassionarsi alle tremende immagini delle catastrofi. Il protagonista è un climatologo che ha previsto tutto ma, ohibò, si sente in colpa per non aver passato abbastanza tempo col figlio; per cui, quando questi si trova intrappolato a New York dal gelo, il padre pensa bene di sfidare gli elementi per raggiungerlo. Quello che non si capisce è perché l’unico che ha previsto tutto abbandoni la capitale proprio all’apice della crisi, e che aiuto pensa di portare al figlio, visto che sa benissimo che dovrà fare gran parte del viaggio a piedi sotto la tormenta per arrivare da lui. Per questi e altri motivi, Emmerich non esce dai soliti cliché: i protagonisti alla fine si salvano tutti, riaffermando che si amano e si ameranno per sempre; il nobile e anziano scienziato muore con grande dignità; il nuovo Presidente degli Stati Uniti giura che d’ora in poi darà retta ai climatologi, un’alba nuova si affaccia, perché l’umanità impari dai suoi errori; grande musica sinfonica e vai coi titoli di coda, mentre gli astronauti guardano dal cielo una terra per metà imbiancata. Resta, come dicevamo prima, una serie impressionante di immagini meravigliose: la devastazione di Los Angeles, l’ondata che spazza New York, la nave russa che silenziosa avanza tra i palazzi di Manhattan, gli americani che cercano di entrare clandestinamente in Messico. ,Simone Fortunato,

L’alba del giorno dopo
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