Nella Napoli dei primi anni Ottanta, il matrimonio tra Vanda e Aldo è messo in crisi dal tradimento di lui. Da questo momento in poi la loro storia è costellata di ricatti, riconciliazioni, distanze e riavvicinamenti, che non possono lasciar fuori i figli Anna e Sandro. Rimettere insieme i pezzi della storia famigliare potrebbe fare più male del previsto…

Presentato alla 77ma Mostra del Cinema di Venezia come film inaugurale (fuori concorso), Lacci è tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, per il quale il regista Daniele Luchetti aveva già diretto l’adattamento La classe (1995). Il film poggia su un cast ben riconoscibile, con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando nei panni dei genitori, prima giovani poi anziani, e con Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno in quelli dei figli adulti. Il dramma amaro di Luchetti ha il pregio di attingere a tematiche scomode e scomodanti della contemporaneità: non ci sono né innocenti né colpevoli nella trama complessa dei rapporti tra marito e moglie, tra genitori e figli. Un’interessante linea gialla propone anzi allo spettatore di aprire una sorta di indagine su desideri e sofferenze dei personaggi principali, che sperimentano gli egoismi, i dubbi e le insicurezze che infestano persino il focolare domestico.

Il cambiamento degli attori per i due ruoli principali tende però a far procedere il ritratto di famiglia per bruschi scarti di personalità, creando  una disomogeneità nella narrazione che non aiuta ad affezionarsi davvero ai protagonisti. La percezione di questo stacco viene poi aumentata dalla divisione della vicenda in tre momenti distinti: nel viaggio di questa tormentata famiglia si individua una struttura chiara, che garantisce la scorrevolezza della storia ma rischia di creare grosse lacune, sacrificando proprio il percorso dei personaggi nel tempo.

Roberta Breda