A trent’anni di distanza dal primo capitolo, Dario Argento chiude la trilogia orrorifica iniziata nel lontano 1977 con Suspiria. La terza madre infatti parla dell’ultima delle tre sorelle-streghe che, stanziatesi in tre differenti luoghi del mondo occidentale (Friburgo, New York e Roma), seminano morte e dolore tramite la magia nera e l’occultismo: la Madre dei sospiri («Mater Sospiriarum») l’abbiamo incontrata in “Suspiria”, la Madre delle Tenebre («Mater Tenebrarum») venne affrontata in “Inferno” e, per ultima, la più bella delle tre, la Madre delle lacrime («Mater Lacrimarum»).,Ciò che ha caratterizzato i primi due film è stata una fotografia innaturale, dai forti colori del rosso, del verde e del blu, che dava alle immagini un tono di misticismo e mistero che ben si sposava col tema trattato. La colonna sonora dei Goblin nel primo e di Keith Emerson nel secondo si legavano perfettamente alla rappresentazione dando un forte contributo ritmico alle scene e alla narrazione globale.,Purtroppo tutto questo si è perso ne La terza madre: una fotografia simil-naturale sostituisce quella spiccatamente “pop” e violenta dei film precedenti, una colonna sonora anonima cerca di dare un tono ai momenti più salienti ma una volta finita si ritorna nel piattume di una narrazione banale, a tratti ridicola. Nemmeno la violenza degli omicidi riesce a risollevare le sorti del film, ma risulta gratuita, ingiustificata e spesso fuori luogo (per non parlare delle scene d’amore saffico e di nudo inserite proprio a caso).,Insomma, un film discontinuo, che alterna momenti di quasi noia a scene (troppo poche) ben realizzate. Una recitazione piatta, battute fittizie nella loro macchinosità, volti inespressivi e troppe comparsate di personaggi secondari tolgono atmosfera al film e una fotografia troppo pacata non dà spessore alle immagini.,Un progetto, “La terza madre”, che sulla carta aveva ottime potenzialità e, a fronte di una messa in scena significativa e di maggiore impatto, si sarebbe potuto chiudere un occhio sulla recitazione, ma dispiace dover ammettere che il film non colpisce, se non per la gratuità di certe scene ingiustificatamente splatter.,Andrea Cassina, ,