Dopo aver chiuso la 77ª Mostra del Cinema con il deludente Lasciami andareStefano Mordini torna con La scuola cattolica, libero adattamento dell’omonimo romanzo di Edoardo Albinati (Premio Strega nel 2016). Presentato ancora una volta a Venezia, nella sezione Fuori Concorso, il film di Mordini si ispira agli eventi del tristemente noto delitto del Circeo, verificatosi nel settembre del 1975 per opera di tre studenti dei quartieri della Roma benestante a danno delle giovani Rosaria Lopez e Donatella Colasanti; rapite e stuprate per più di 36 ore in una villa sul promontorio del Circeo, poco fuori dalla capitale, le due vennero poi chiuse in un bagagliaio e riportate a Roma, dove furono recuperate da un carabiniere in ronda notturna.

Aldo Ghira, Angelo Izzo, Giovanni Guido: questi i nomi dei tre responsabili del massacro, qui messo in scena attraverso un’esplorazione del contesto sociale e storico che parrebbe aver plasmato le menti squilibrate degli assassini. Per individuare l’origine di una malvagità così brutale si parte allora dalla scuola di stretta impostazione cattolica, dal tenore delle morbose relazioni amorose e famigliari, dalle amicizie criminali e dalle sadiche inclinazioni di ciascuno di questi ragazzi: un ambiente malsano e intriso di un’ideologia vagamente tendente al fascismo, come se tutti, in questo assurdo microcosmo fatto di benessere e perversione, considerassero giustificabile e lecito l’uso della violenza come mezzo di persuasione e affermazione sull’altro.

Peccato che sul fronte della sceneggiatura l’atmosfera, i toni e la delineazione del contesto socio-educativo non siano sufficienti a fornire una narrazione coerente; ogni sotto-trama, quadro famigliare, persino le azioni dei personaggi risultano dunque slegati tra loro, i temi solo superficialmente introdotti e i dialoghi impregnati di un didascalismo ai limiti del sopportabile. La seconda parte del film sembra poi compiacersi di un uso eccessivamente leggero della violenza, con scene di nudo gratuite e ripetute fino ad asfissiare lo spettatore (il film è stato recentemente posto sotto divieto per i minori di 18 anni). Si salvano forse le prove dei giovani protagonisti, da Benedetta Porcaroli (interprete di Donatella Colasanti) a Luca Vergoni (nei panni di Angelo Izzo), volti freschi e talentuosi che riescono a coinvolgere lo spettatore nonostante la delineazione macchiettistica dei loro personaggi.

Letizia Cilea