Siamo a luglio, ma è tempo di un nuovo “Canto di Natale”. Connor Mead (Matthew McConaughey), professione fotografo di moda e sciupa femmine, si reca al matrimonio del fratello Paul al quale è molto legato. Tuttavia, il giorno prima del grande evento, durante le prove generali della festa (a quanto pare in America si usa così), Connor rischia di far saltare tutto: egli non crede che possa esistere qualcosa capace di tenere legate due persone a vita; per lui il matrimonio è una farsa e in quanto tale va annullato. Alla base del suo comportamento vi è una sorta di trauma infantile: l’amore non andato a buon fine con Jenny (Jennifer Garner). Da quel momento Connor avrebbe seguito le orme dello zio Wayne (Michael Douglas), che lo avrebbe educato unicamente al divertimento e al piacere. Degli imprevisti sono però dietro l’angolo: al matrimonio è presente anche Jenny e, durante la notte, tre fantasmi faranno visita a Connor obbligandolo a un lungo esame di coscienza su ciò che ha fatto, sta facendo e potrebbe fare. ,Certamente, la volontà del regista Mark Waters di rileggere in chiave moderna e mondana il celebre racconto di Charles Dickens, riveste il film di un “soprabito” originale. Interessanti e ben condotti i flashback sulla vita di Connor, senza il rischio di perdersi o di tralasciare qualcosa degli avvenimenti presenti. Buona anche l’interpretazione di Matthew McConaughey e discreta quella della Garner. Il film tuttavia perde qualcosa nei personaggi di contorno (forse troppi) che accompagnano la serata delle prove. Il messaggio che si vuole trasmettere è molto positivo, un elogio del matrimonio con una sottile ironia sulla società americana. Nonostante tutto questo, i passaggi più importanti – quelli della reale maturazione di Connor – sono eccessivamente accelerati, correndo così il rischio di banalizzare quanto evocato fino ad allora.,Andrea Puglia