New Orleans, anni Venti. Tiana fa la cameriera ma sogna di aprire un ristorante. Il principe Naveen, appassionato di jazz ma senza un soldo, arriva in città sperando di sposare un’ereditiera, ma viene trasformato in un ranocchio dallo stregone Facilier. Scambiandola per una principessa, convince Tiana a dargli un bacio, ma si ritrovano tutti e due anfibi..

A chi si è abituato ai livelli sublimi dell’animazione computerizzata della Pixar, sia sul piano tecnico che dei contenuti, questa Principessa, realizzata in 2D e con una partenza non proprio frizzante potrebbe sembrare un prodotto minore della Disney, un omaggio dalla tempistica sospetta, con la sua eroina coloured, non solo a New Orleans (come ha voluto John Lasseter), ma anche alla nuova presidenza di colore americana. Una principessa, quella del titolo, che principessa non è, ma una cameriera di colore che eredita dal padre, gran lavoratore, la passione per la cucina e la convinzione che con il duro lavoro si possa giungere a realizzarsi. Cresciuta nell’ombra benevola di un grande possidente bianco e della sua viziatissima (ma non cattiva) rampolla, Tiana passa il tempo a lavorare per realizzare il suo sogno e quando si trova davanti un principe ranocchio che la scambia per principessa e le chiede un bacio pensa solo come la situazione possa aiutarla nei suoi progetti. Anche il principe in questione, per altro, ballerino e perdigiorno, alla ricerca di un’ereditiera per continuare la bella vita dopo essere stato diseredato, proprio azzurro non è ed anzi ha parecchio da imparare.

Se Tiana rischia di perdere di vista, nella sua lotta per il suo sogno, l’amore che era stato il vero tesoro di suo padre, il principe è fin troppo disposto a farsi irretire da uno stregone che offre soluzioni facili quanto illusorie.,La crescita dei due avverrà durante un viaggio avventuroso nel bayou (la palude) della Louisiana, alla ricerca di Mama Odie, la vecchissima maga cieca capace di ridare loro forma umana. Ma non sempre ciò che vogliamo è quello di cui abbiamo veramente bisogno, come dovranno imparare i due… Al fianco dei due protagonisti, gli animali della palude: Louis, un alligatore con la passione del jazz, e Ray, una lucciola un po’ imbranata ma saggia, innamorata della stella della sera, cui ha dato il poetico nome di Evangeline… Da quando entra in scena questo bizzarro personaggio la storia, un po’ zoppicante, prende finalmente il volo e si trasforma, oltre che in una straordinaria avventura, in una poetica meditazione su desideri e preghiere e su come la fede ci aiuti a realizzarli… Anche qui, come in Up, bisogna preparare i fazzoletti, perché per arrivare alla meta ci saranno dolorosi sacrifici da non svelare in anticipo.

Il film ha tra i suoi punti di forza una bella colonna sonora (che sopravvive anche al non eccezionale doppiaggio italiano delle canzoni) e nei personaggi di contorno: oltre a Ray e a Louis, la saggia Mama Odie con il suo serpente multiuso, il cattivissimo Facilier (occhio ai suoi spiriti vodoo, un po’ spaventosi per i bimbi più piccoli) e l’ereditiera Charlotte, capricciosa e sciocchina, ma in fondo di buon cuore.

Laura Cotta Ramosino