La notte più lunga dell’anno è ambientata a Potenza tra il 21 e 22 dicembre. Luce è una cubista infelice che vive con Saverio, il padre malato e appassionato di pesca. Francesco Iaquinta è un ambizioso uomo politico braccato dalla magistratura. Enzo, Pepé e Damiano sono tre giovani amici che non sanno come far passare il tempo in una periferia che non dà speranze e si mettono in viaggio sul carro funebre della famiglia di uno di loro. Johnny è uno studente che ha una relazione con una professoressa sposata e ingabbiata nel matrimonio. Sullo sfondo c’è Sergio, benzinaio notturno che viene sfiorato da tutte le storie.
Esordio nel lungometraggio di finzione per Simone Aleandri, La notte più lunga dell’anno mette in scena l’infelicità di tutti i protagonisti e l’impossibilità di uscire da situazioni soffocanti. Il tutto nello spazio di una notte, la più lunga dell’anno perché il film è ambientato durante il solstizio d’inverno. C’è un forte senso claustrofobico che il film trasmette. Non solo il buio in cui si svolge la vicenda, non solo la periferia squallida in cui vivono alcuni protagonisti ma la vita che stanno vivendo e che non sembra offrire vie di fuga. Luce (ben impersonata da Ambra Angiolini) – il cui non stride totalmente con il suo stato d’animo quotidiano – vorrebbe scappare dal suo destino da cubista, avvilente e umiliante, ma non ci riesce. Johnny (Luigi Fedele) si è imprigionato in una relazione clandestina che non ha sbocchi. Francesco Iaquinta (Massimo Popolizio) è inseguito dai giudici e ingabbiato dalla sua ambizione politica. Ci sono poi Enzo, Pepé e Damiano le cui vite sembrano non avere un senso se non quello di trovare il modo di far passare il tempo. Tutti loro provano a reagire, hanno uno scatto di orgoglio ma devono poi fare i conti con la realtà. Significativo però quello che Damiano dice ai suoi amici, il desiderio di una svolta: «Abbiamo vent’anni ma facciamo le stesse cose di quando eravamo bambini. Non studiamo, non lavoriamo. Cosa stiamo facendo?». Il contraltare di tutte queste storie è rappresentato dalla serenità e dall’altruismo di Sergio (Mimmo Mignemi) che vede transitare tutti dalla sua stazione di rifornimento e, per quanto può, offre aiuto e sostegno a ognuno di loro. Nel cast, breve apparizione anche per Alessandro Haber, nei panni del padre di Luce (Saverio).
La notte più lunga dell’anno non ha un lieto fine ma neanche un finale perché non bastano poche ore a cambiare il destino delle persone. Il film di Aleandri segue le diverse storie dando a ognuna uno spazio equilibrato nel racconto. Forse è un po’ tutto troppo calcolato e studiato e anche la sceneggiatura talvolta è costruita su frasi fatte e situazioni un po’ prevedibili. Interessante debutto per un regista chiamato però ad essere valutato nei prossimi film.
Aldo Artosin
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