La musica del cuore è un adattamento in chiave contemporanea di “Oliver Twist”, il capolavoro di Dickens che tante versioni cinematografiche ha ispirato. Purtroppo è facile, quando si vuole raccontare di bambini senza genitori e dall’infanzia triste, cadere nel patetico o nelle melensaggini. Bisogna dire che, nonostante il rischio, questo per fortuna non succede nel film. Evan è un ragazzino undicenne che, forte della convinzione che i suoi genitori siano vivi e facciano i musicisti, preferisce fuggire dall’orfanotrofio piuttosto che essere adottato. La verità è che i suoi genitori sono veramente musicisti (lei violoncellista, lui cantante in una rock band). In un flashback assistiamo anche al loro incontro e (con molta discrezione e senza alcuna volgarità) anche al concepimento di Evan. Ma il padre di lei, per non compro0mettere la sua carriera, le fa credere che il bimbo è morto durante il parto, e i due si separano e non riescono più a rivedersi. Evan intanto è finito in una sorta di “corte dei miracoli” guidata da un losco personaggio che, quando scopre il talento musicale del bambino, lo manda in giro a suonare per le strade e si fa consegnare i soldi delle elemosine. Ma il talento di Evan è tale che viene notato anche da un predicatore che ha dei contatti in una famosa scuola di musica, e il destino sembra proprio voler rimettere tutte le tessere del puzzle al loro posto. Dickens probabilmente sorriderebbe a vedere le peripezie (un po’ inverosimili) del piccolo protagonista del film, e gli spettatori più smaliziati storceranno il naso di fronte a un finale quasi fiabesco. Ma una delle cose meglio riuscite del film è la sincera passione del protagonista per la musica, unita all’ottima interpretazione del giovane Freddie Highmore (già visto anche in Neverland). E le scene nelle quali la natura e la città sembrano mostrare la loro musica e il loro ritmo a chi è capace di percepirli sono tra le cose più suggestive e che rimarranno nel ricordo degli spettatori.,Beppe Musicco