Nick Morton (Tom Cruise) è un sergente americano di stanza in Irak (ma adesso l’esercito permette di tenere i capelli così lunghi?). Insieme all’amico caporale Chris (Jake Johnson), invece di andare a perlustrare dove gli viene ordinato, va alla ricerca di tesori nascosti da rivendere (siamo pur sempre nell’antica Mesopotamia, sarà rimasto qualcosa non distrutto dall’Isis, no?). Per difendersi da un’imboscata, i due chiedono aiuto all’aviazione, e un drone sgancia una bomba che rivela l’esistenza di un’enorme caverna con una tomba egizia. Qui Nick scopre il sarcofago col corpo della diabolica principessa Ahmanet (Sophia Boutella), mummificata viva per aver ucciso suo padre, il Faraone, nonché la seconda moglie di lui e il figlio neonato. Naturalmente la mummia si risveglia, e da subito dimostra l’intento di fare del suo involontario scopritore Nick l’involucro corporale che ospiterà Set, il dio della morte.
Dopo un inizio fracassone e alquanto confuso (e che getta pesanti ombre sull’efficienza delle forze armate statunitensi), il film sembra ripiegare su un tono da remake dei classici film di mostri della Universal d’anteguerra, e non senza una qualche efficacia: la tomba di Ahmanet è splendida e ricca di particolari; il rapporto tra i due uomini e la bella dottoressa Jenny Halsey (Annabelle Wallis) non manca di una certa ironia; i segnali che sta per accadere qualcosa di brutto (insetti che spuntano dalle crepe, corvi che si ammassano, tempeste di sabbia), ci portano alla parte londinese del film, con richiami filmici ad altri film dell’orrore e ad atmosfere quasi espressioniste, con uno scenario da “Jack lo squartatore”.
Se la recitazione di Tom Cruise è ormai, e scusate il bisticcio, da “cruise control” (schiacci il bottone e ti scordi i comandi), con una ripetizione del personaggio che potrebbe essere in Mission: Impossible o Jack Reacher senza alcuna differenza, più coinvolgente di sicuro è la presenza di Russell Crowe nel ruolo del dottor Jekyll (sì, proprio lui, in fondo era un film della Universal pure quello). Jekyll è a capo di un’organizzazione segreta che combatte il male, e anche lui ha un piano: lasciare che il dio Set si impadronisca del corpo di Nick, per poi ucciderlo definitivamente. Crowe gioca bene coi due personaggi che incarna, alternando una calma da scienziato alla rabbia profonda che tenta sempre di esplodere. Visto il confronto, sarebbe stato meglio dare più spazio alla sua storia che ai morti d’Egitto, un filone che comunque mostra la corda (tra questo e il film del 1999 con Brendan Fraser la bilancia pende decisamente da quella parte) e che pare sia giunto ormai al fondo del barile. Speriamo che agli Studios se ne siano accorti.
Beppe Musicco