La notizia di oggi della morte di Libero De Rienzo, a soli 44 anni per un malore, ha lasciato attonito il mondo del cinema. Nato a Napoli il 24 febbraio 1977, è poi cresciuto a Roma, dove risiedeva con la moglie, la costumista Marcella Mosca e i due figli. Il padre, Fiore De Rienzo, è stato aiuto alla regia di Citto Maselli; si può dire, quindi, che Libero abbia avuto il cinema nel suo destino fin da ragazzo. Fa le sue prime apparizioni su un set già alle fine degli anni ’90, ma subito dopo, a 24 anni, è già una figura emergente nella produzione indipendente.
Lo si nota in La via degli angeli di Pupi Avati (1999), A mia sorella! di Catherine Breillat (2001), Gioco con la morte di Maurizio Longhi (2002), ma soprattutto in Santa Maradona di Marco Ponti con cui nel 2002 conquista un David di Donatello come miglior non protagonista. Del 2005 è la sua prima e unica regia, Sangue – La morte non esiste.
Nel 2009 Libero De Rienzo incontra Marco Risi e la storia del cronista napoletano Giancarlo Siani, vittima della camorra: si butta a capofitto nell’avventura di Fortapasc, scritto da Andrea Purgatori, che gli regala la sua interpretazione più bella e matura, rendendo il suo personaggio un autentico eroe del quotidiano.
Da quel momento lo adottano gli autori della nuova generazione: Ivan Cotroneo (La kriptonite nella borsa, 2011), Valeria Golino (Miele, 2013), Giorgia Farina (Ho ucciso Napoleone, 2015). Ma è il sodalizio con Sidney Sibilia, che ne fa uno degli eroi della trilogia di Smetto quando voglio (2014, 2017), a dargli la popolarità e la conferma definitiva di un grande talento. Segnaliamo la sua presenza, tra gli altri film, in Una vita spericolata di Marco Ponti (2018), Dolceroma di Fabio Resinaro (2019) e Il caso Pantani di Domenico Ciolfi (2020). Il suo film più recente, ancora inedito, è Una relazione, opera prima da regista di Stefano Sardo.
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