Chicago. Leo e Paige si sono incontrati, innamorati e sposati. I loro ultimi quattro anni sono stati quelli di una giovane coppia alle prese con tutte le eventualità di una vita insieme che trascorre felicemente. In una sera d’inverno, una fatalità inaspettata interrompe questo sogno d’amore: un camion sbanda sulla neve e colpisce la loro auto ferma a un semaforo. Paige va in coma e quando si risveglia non ricorda più nulla degli ultimi anni, né tantomeno riconosce quel signore che sostiene di essere suo marito. Leo è sconvolto, i medici non sanno fare previsioni e i suoi suoceri, che conosce al capezzale della moglie perché Paige aveva tagliato i ponti con loro da prima che si sposasse, fanno di tutto per estrometterlo dall’operazione lenta e paziente di recupero della donna. Come se non bastasse, Paige si rivela ancora innamorata dell’uomo con cui stava insieme nell’ultimo periodo di cui ha memoria.,Film romantico, a metà tra commedia e dramma, che si vorrebbe premiare per le buone intenzioni, il coraggio di un tema controcorrente e una linea narrativa non banale, ma che alla fine delude per la realizzazione scialba, la pochezza degli attori, la regia sottotono. Se il grande cinema coincidesse con i film dai contenuti veri e profondi, applaudiremmo La memoria del cuore (titolo originale: The Vow, ovverosia “il voto”, riferimento alla promessa nuziale) per aver trattato il tema dell’amore e del matrimonio con una profondità e una delicatezza abbastanza rare. Il cinema però è anche forma e purtroppo né il regista esordiente né una coppia di attori male assortita (Channing Tatum è veramente improbabile come marito devoto) riescono a prendere questa storia per il verso giusto e darle la verve, il ritmo, la credibilità necessari. Gli ingredienti sono quelli giusti ma l’insieme non tiene, i passaggi a vuoto sono troppi e spesso fa capolino la noia.,Eppure il lavoro del trio di sceneggiatori (Marc Silverstein, Jason Katims e Abby Kohn) ha qualche colpo in canna: alcuni dialoghi vanno a segno, i personaggi sono ben scritti e il finale è meno prevedibile di quanto facciano intendere le premesse. Il tema del film, che inneggia con garbo ma con fermezza alla fedeltà coniugale e all’unità familiare, si può riassumere nel concetto che “l’amore è sempre una scelta”, come capirà la protagonista in un drammatico confronto con sua madre (di fatto, uno dei momenti più convincenti del film, anche grazie alla presenza della straordinaria Jessica Lange) in cui verrà alla luce un segreto – cancellato in lei dalla perdita della memoria – legato al motivo per cui aveva rotto i ponti con la sua famiglia di origine.,L’amore non è un meccanismo prevedibile, programmabile, riproducibile. Così tutti i tentativi di Leo di estrarre i ricordi dalla nebulosa memoria di Paige attraverso le stesse parole, i volti, i luoghi e le medesime situazioni del loro passato idillio – addirittura attraverso il filmino del matrimonio con le commoventi parole delle promesse nuziali – sono destinati a essere frustrati (stessa dinamica risolta in chiave brillante in Ricomincio da capo, anche se il concept ricorda di più la commedia 50 volte il primo bacio e, alla lontana, anche Se mi lasci ti cancello).,È l’amore, infatti, un gesto gratuito, una libertà in azione che non implica affatto un destino già scritto ma che – chiamasi vocazione – aderisce al richiamo del proprio cuore di un desiderio di completezza. Riconoscere una verità anche senza ricordarsela.,Un tema dirompente, insomma, sciupato dalla confezione. Un film utile per i dibattiti che può stimolare ma fiacco come opera cinematografica in sé. Potrebbe avere una seconda vita in qualche cineforum mirato e – magari piluccando qua e là spezzoni e punti salienti – in qualche corso fidanzati. Con lo stesso titolo è stato pubblicato in Italia il romanzo dei coniugi Kim e Krickitt Carpenter (si vede una loro fotografia durante i titoli di coda) a cui la storia è successa veramente.,Raffaele Chiarulli,