Molti li hanno paragonati all’altra coppia comica sicula, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Salvo Ficarra e Valentino Picone non avranno quello straordinario aspetto fisico di Franco e Ciccio, quel contrasto tra la figura allampanata dell’uno e le smorfie dell’altro; ma una cosa è certa: i loro film sono decisamente migliori delle commediacce cui i poveri Franchi e Ingrassia furono costretti negli anni ’60 e ’70. Dopo l’ottimo esordio de Il 7 e l’8, ecco un’altro film che testimonia come la televisione non abbia rovinato il duo Ficarra e Picone e come siano capaci di reggere tranquillamente la prova di un lungometraggio. Ambientato a Catania, La matassa si svela subito essere una complicata situazione di litigi familiari, incancrenitasi nel tempo: “Quando si litiga le ragioni di ognuno sono come i fili che con il tempo si ingarbugliano e diventano un'unica matassa” osserva con amarezza il sacerdote amico di famiglia (Pino Caruso), mentre osserva i due cugini e le rispettive famiglie che si rinfacciano l'una all'altra le rispettive colpe di venticinque anni prima. Tutto ruota intorno a un vecchio albergo a gestione familiare, un po’ demodé e perennemente bisognoso di un rilancio. Morto il vecchio titolare, tutta la gestione passa in mano al figlio (Picone), ipocondriaco e incapace negli affari, tanto che l’amministratore lo deruba apertamente. Per errore al funerale capita anche il cugino (Ficarra), affarista da quattro soldi nel ramo dei matrimoni combinati tra donne straniere in cerca di cittadinanza e vecchietti locali. In realtà aveva sbagliato chiesa, ma tutti i parenti giudicano la sua comparsa come un segno di pacificazione, visto che la famiglia di quest’ultimo aveva sempre recriminato sulla proprietà dell’albergo. Da qui in poi intorno a questa proprietà si scatena una serie di equivoci, ricatti, minacce e inseguimenti che vedono sempre al centro i due che se la devono vedere da una serie di personaggi tanto pericolosi quanto ridicoli. Alternando così le espressioni stranite dei protagonisti, le fughe e la comicità verbale e fisica di tutti gli interpreti, la “matassa” del film si dipana velocemente e con un buon ritmo, che (miracolosamente) non cerca facili scorciatoie nel turpiloquio o nelle scene di sesso, ma anzi, cerca di offrire spunti di riflessione sulla stupidità dei rancori che si perdono nella notte dei tempi e sull’affetto che dovrebbe regnare nelle famiglie. Forse meno “ricco” del precedente film in quanto a personaggi (i pur bravi Gioè, Pino Caruso e la Safroncik hanno ruoli simpatici ma poco incisivi), La matassa, diretto dai due stessi protagonisti assieme a Gianbattista Avellino conferma che ancora oggi si può fare una commedia intelligente e per tutto il pubblico. Anche Franco e Ciccio ne sarebbero orgogliosi.,Beppe Musicco

La matassa
Due cuigini litigano per la proprietà di un albergo. Intanto sono perseguitati da mafia e creditori.