La doppia vita di Madeleine Collins ha per protagonista Judith, una donna che sentimentalmente si divide tra Svizzera e Francia. Insieme ad Abdel cresce una figlia di pochi anni mentre con Melvil ha avuto due figli. Judith sembra riuscire a tenere tutto in equilibrio, dividendo attenzioni e affetti ma lentamente qualcosa si rompe inesorabilmente in lei con il rischio è quello di perdere il controllo…
Il punto di partenza di La doppia vita di Madeleine Collins di Antoine Barraud è il tassello di un puzzle che lentamente lo spettatore riesce a comporre: una donna muore in un grande magazzino. Chi fosse, si scoprirà solo alla fine. Dopo l’incipit, il regista ci porta però subito nel cuore della storia. È il personaggio di Judith (Virginie Efira) a prendere la scena. La vediamo destreggiarsi molto bene in questa sua doppia vita, tra due famiglie. Barraud compie un doppio ribaltamento delle situazioni perché siamo abituati a vedere gli uomini tenere insieme doppie relazioni, qui invece è una donna; inoltre, sia Abdel (Quim Gutierrez) che Melvil (Bruno Salomone) sono a conoscenza uno dell’altro e conoscono le ragioni delle continue assenze di Judith. Altro non sveliamo, per non spoilerare troppo di un film che si dipana lentamente come una sorta di thriller psicologico. Se all’inizio la donna sembra avere la situazione sotto controllo, scena dopo scena la vediamo sempre più oppressa e in difficoltà, non in grado di tenere insieme due famiglie e di dare ai figli l’amore che necessitano. Quello di Barraud però, non è solo un film su una donna fedifraga e incapace di scegliere tra due uomini quanto il racconto di una perdita di identità.
Con il dipanarsi della trama vediamo Judith sempre più confusa; non sa chi è (in alcune circostanze si fa chiamare Margot), non sa come comportarsi, le crisi di panico si susseguono, va in giro con documenti falsi e sempre più facilmente perde il controllo tanto da diventare una minaccia per sé e per gli altri. Solo una rottura radicale con tutto e tutti – e, guarda caso, una nuova e falsa identità – potrebbe ridarle la speranza. La doppia vita di Madeleine sicuramente avvince lo spettatore e lo coinvolge non solo nei momenti di maggior tensione; il problema è che si rischia di rimanere disorientati perché non tutti i passaggi e i colpi di scena che non mancano sono semplici da seguire e chiari da comprendere. Bravissima comunque Virginie Efira che occupa con autorevolezza lo schermo e che sa dare credibilità a un personaggio inquietante e sull’orlo della pazzia.
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