Dopo il successo di tanti film fantasy, dalla Trilogia de “Il signore degli anelli” al primo episodio de “Le cronache di Narnia” e del più recente (ma meno riuscito) “Eragon”, ecco un’altra saga in partenza, “La bussola d’oro. Tante le polemiche che hanno accompagnato il film, “ripulito” – così almeno secondo la produzione – dalla vis polemica anticattolica presente nel romanzo di partenza di Philip Pullmann. E in effetti il film sembra l’ennesima variazione sul tema del prescelto – in questo caso una ragazza – investito del compito di salvare il mondo da un Potere oscuro. C’è una strega dalla fattezza di fata e dalla voce suadente (Nicole Kidman); c’è lo scienziato d’azione (Daniel Craig, intento a scimmiottare Indiana Jones); c’è un immaginario già visto fatto di mostri e orsi parlanti e creature infide. C’è persino una scuola, anzi un collegio, dove vive la ragazzina protagonista. ,Insomma siamo dalle parti de “Le cronache di Narnia” e anche un po’ di “Harry Potter”con due significative, ma evidenti, novità: ,la chiara riconoscibilità della Chiesa cattolica dietro il Magisterium; la presenza dei demoni, che buoni o cattivi, vivono in uno stato di potenza e in una sorta di metamorfosi continua a fino a quando i bambini non diventano adulti, e che ci riporta in pieno in atmosfere gnostiche. La divisione netta tra anima e corpo, la presenza di una bussola d’oro che, a differenza del gravoso anello di Tolkien, non rappresenta il peso del peccato da portare per la vita, ma è strumento di conoscenza, anzi di verità, l’unico strumento per comprendere il senso e il significato del mondo, sono due aspetti evidentemente gnostici. Non colpisce quindi più di tanto che dietro il Magisterium sia riconoscibile la Chiesa, colpisce di più che la maggior parte della stampa specializzata faccia finta di non vedere né di segnalare per lo meno questo aspetto. Tanti i segni inequivocabilmente distintivi di questo Magisterium: il nome stesso che rimanda al magistero della Chiesa, gli abiti neri, indossati dagli aderenti di questa setta che detiene il potere e limita la libertà. Le stesse parole usate dalle toghe nere tradiscono un’evidente origine: si chiama eretico lo scienziato che non ha voluto consegnare loro la bussola; una delle camere di tortura delle toghe nere ha dipinta sulla facciata l’immagine di Santi con tanto di aureola. E poi il fatto stesso che il Magisterium proclami una verità assoluta a cui tutti nel film devono uniformarsi pena la tortura, inflitta a bambini innocenti, è un’immagine seppur distorta e deformata della realtà della Chiesa che ancora una volta si tende a ridurre alla semplice Inquisizione spagnola. ,“La bussola d’oro” è quindi sì un film per bambini (non troppo piccoli) o meglio per ragazzi, ma con contenuti adulti ed esattamente opposti a quelli di film come “Le cronache di Narnia” e “Il signore degli anelli”, entrambe opere evidentemente nate sotto il segno della Croce. L’occhio scuro di Sauron è diventato una cattedrale popolata da personaggi viscidi che in tutti i modi cercano di detenere il potere contro un popolo – che peraltro, e anche questo è assai significativo, non si vede mai nel film – che vuole la libertà di espressione e di fede. Il popolo vuole e desidera una misteriosa polvere che ha messo in crisi il sistema retto da un servizio segreto (l’intendenza generale per l’oblazione: altro nome inequivocabilmente cattolico) che è pronto a tutto pur di mantenere il popolo stesso nell’ignoranza sequestrando le bussole che “consentono di vedere ciò che vogliono nascondere”; e procedendo addirittura a un vero e propri rito al contrario, l’intercisione, la distruzione compiuta sui bambini del loro piccolo e tenero daimon: in poche parole la distruzione della coscienza dell’uomo. Così lo stesso scrittore parlando del romanzo: “Il mio è un atto d’accusa alla teocrazia, che non sempre è solo religiosa. Non era forse teocratica l’Unione Sovietica di Stalin? Il libro sacro era Il Capitale, il KGB l’Inquisizione, la classe privilegiata il partito”. Il film, se è stato ripulito, è stato ripulito dei riferimenti a Stalin, a Marx e al KGB. E’ rimasta soltanto l’Inquisizione, che la fa – è proprio il caso di dirlo – da padrona.,Simone Fortunato,