All'interno di questo film bellissimo c’è una frase di troppo, che lascia perplessi. Una bestemmia, anche se non pronunciata “a voce aperta” (almeno nella versione originale, da noi vista, si dicono solo le iniziali di Gesù), che può dar fastidio. Ma che, a differenza di quella ascoltata qualche anno fa per L’ora di religione di Marco Bellocchio, è davvero un urlo disperato e non un atto di “ribellione anticonformista alla Chiesa cattolica”. E oltre tutto è solo accennata, in un concitato rap in cui il protagonista attacca e insulta tutto e tutti, prima di ammettere che dovrebbe prendersela con se stesso, se si trova dove si trova.,Monty Brogan, questo il suo nome, è uno spacciatore, condannato a 7 anni di prigione: ha ancora solo un giorno di libertà prima di finire in galera. Grande è la voglia di scappare, ma soprattutto di scoprire chi lo ha tradito. I suoi sospetti ricadono soprattutto sulla bella fidanzata. Mentre i due amici di sempre, invitati alla festa “d’addio”, si macerano tra sensi di colpa e desiderio di stargli vicino…,Spike Lee tocca con “La 25a ora” uno dei suoi vertici: quello che forse passerà alla storia come il suo miglior film, ricorda il classicismo di altre opere belle e sensibili come “Clockers” (che alcuni critici superficiali accusarono di moralismo) e “He got game” (anche questo un film da recuperare). In un film ricco di momenti al limite della commozione, Lee mette in scena un giovane uomo che fa i conti con i propri errori (interpretato da Edward Norton, uno dei migliori attori Usa del momento), con due amici e una ragazza che non gli fanno sconti, pur nell’avvicinarsi del doloroso distacco. Che forse è per sempre, perché dalla galera a volte non si esce vivi, sempre comunque si rischia l'abbrutimento (per evitare “avances” dai futuri compagni di galera, Monty si fa spaccare la faccia dall’amico broker). Reso al meglio dall’interpretazione del protagonista (Norton non recita, “è” il personaggio) e di tutto il cast (bravissimi gli “amici” Philip Seymour Hoffman e Barry Pepper), “La 25a ora” è un film profondo e malinconico (senza quegli eccessi “scandalosi” di tanti altre opere di Spike), che punta in maniera inconsueta su temi come l’amicizia e soprattutto la responsabilità verso le proprie azioni (i personaggi parlano tanto, quasi a prendere meglio coscienza di quel che vivono). E ha il coraggio di mostrare, primo film americano, le ferite di New York dopo l’11 settembre. Bellissimo il doppio finale: Monty che passa in rassegna quelli che prima aveva insultato e li saluta, quasi a chiedere scusa (a Gesù no, a dire il vero…); il vecchio padre che dovrebbe accompagnarlo in galera che immagina una possibile via di uscita, che il film ci fa vedere con una trovata bellissima e quasi epica.,Antonio Autieri,

La 25a ora
Uno spacciatore che trascorre le sue ultime 24 ore di libertà in una New York segnata dall’11 settembre, alla ricerca di chi lo ha venduto alla polizia e del coraggio per non scappare.