King Kong è uno dei mostri cinematografici più longevi e conosciuti: nato nel 1933, con l’omonimo classico della RKO, ha avuto numerose versioni sul grande schermo, tra cui quella del 1976 – prodotta da Dino De Laurentiis e interpretata da Jessica Lange e Jeff Bridges – e quella del 2005 firmata da Peter Jackson. Ma chiariamo subito le cose: con quest’ultima rivisitazione, diretta dal quasi esordiente Jordan Vogt-Roberts (autore dell’inedito in Italia The Kings of Summer), ci troviamo ben distanti dal mito della selvaggia scimmia gigante, portata in cattività nella metropoli e lì ribellatasi, che tutti conosciamo.

Siamo nel 1973, all’indomani della ritirata delle truppe americane dalla Guerra del Vietnam. Un gruppo misto, composto da soldati, scienziati, da una reporter di guerra e da un esperto esploratore, vengono inviati su un’isola remota del Pacifico dove l’uomo non ha mai messo piede. La missione, che dovrebbe avere uno scopo scientifico, si rivela fallimentare quando la spedizione fa la conoscenza di Kong, il re dell’Isola: un gorilla grande come un palazzo che stritola elicotteri come fossero grissini. Come se non bastasse Kong non è l’unica a creatura bizzarra di quel posto, anzi è il solo in grado di contrastare i terribili Strisciateschi, lucertoloni enormi assetati di sangue. I superstiti, a cui si unirà un ex soldato paracadutato sull’isola nel 1944 e intrappolato lì da 28 lunghi anni, dovranno cercare di ristabilire quell’equilibrio che la loro stessa venuta ha pericolosamente incrinato.

Kong: Skull Island è farcito di una buona dose di avventura e di effetti speciali giustamente sontuosi (soprattutto la sequenza del primo incontro/scontro tra Kong e gli elicotteri resta impressa), con una spolverata un po’ retrò di immaginario cinematografico legato alla Guerra del Vietnam (dagli elicotteri in volo alla colonna sonora anni 70) ma non chiediamogli di più. Nessun messaggio “profondo” in sottotesto, nessun legame sentimentale-erotico tra la bella reporter (Brie Larson, premio Oscar lo scorso anno per Room) e il gorilla selvaggio ma in fondo buono (scordatevi Jessica Lange) e una caratterizzazione dei personaggi elementare, a cui comunque il cast di nome sopperisce con l’esperienza: da John Goodman a Samuel L. Jackson, fino a John C. Reilly fanno tutti il loro dovere, tutti tranne Tom Hiddleston che sembra costantemente capitato lì per caso e ci si chiede per tutto il film il senso dell’esistenza del suo personaggio, il cacciatore/esploratore James Conrad. Ma in fondo Kong: Skull Island mantiene tutto quello che promette nel trailer. Se perciò siete amanti del genere blockbuster avventuroso, prendete i pop corn, accomodatevi in poltrona (rigorosamente davanti al grande schermo) e godetevi lo spettacolo. Vi divertirete per un paio d’ore dimenticandovi di tutto il resto. E anche questo è il potere del cinema.

 

Maria Elena Vagni