Tre fratelli indiani, uniti da saldo legame, si ritrovano divisi dalla sorte: il più grande muore mentre cerca di salvare i più piccoli dall’attacco di un orso; il più piccolo si trasformerà in orso proprio dopo aver ucciso il mammifero “colpevole” della morte del fratello; e il superstite gli darà la caccia, non sapendo che quell’orso è proprio il fratellino scomparso. Che intanto farà amicizia con un cuccioletto orfano, e capirà quanto sia sbaglato uccidere gli animali…,Racconto classico di formazione, venato di umanitarismo e antirazzismo (e anche di new age, fra spiriti che vanno avanti e indietro dalla terra), Koda fratello orso è un film Disney dall’animazione tradizionale. Che si ispira a capolavori come “Il re leone” ma anche “Bambi” e “Il libro della giungla” e punta su elementi evergreen: l’amicizia fra fratelli ma anche tra diversi, la comicità di una “strana coppia”, animali parlanti simpatici e un po’ fuori di testa. Ci sono molti momenti emotivamente forti, che spaventano (la morte del fratello su tutti) e commuovono. L’orsetto Koda è di immediata simpatia e i buoni sentimenti non scadono mai in melassa indigeribile. Pure le canzoni sono belle (in particolare la principale, cantata da Phil Collins in italiano nella versione doppiata), come le immagini, i paesaggi, il modo di narrare fantasioso e tradizionale allo stesso tempo. Ma non c’è paragone con i film della Pixar, capaci di raccontare storie follemente “normali” (come “Monsters”, ma anche “Toy story” o “Nemo”) che nascondono la quotidiana grandezza di temi come la famiglia, l’amicizia, la paternità. I Disney classici, invece, nascondono sempre un che di ideologico e forzato, di sentimentalismo new age (il totem dell’amore…), come nel melting pot finale tra uomini e orsi. Insomma, in certi classici Disney l’uomo è peggio degli animali e si salva solo se si scende al loro livello; nei film Pixar gli animali servono a rappresentare virtù e debolezze degli uomini, amati senza riserve. E quindi, va bene questo “Koda”, meglio di tanti altri cartoon del recente passato della casa di Topolino (può piacere anche agli adulti), ma viva la Pixar e il suo John Lasseter!,