Quentin Tarantino non si smentisce, e continua a spiazzare lo spettatore. Chi si aspettava un “Pulp Fiction II” sarà rimasto stupito, ma non potrà non essere ipnotizzato da “Kill Bill”. Quentin prende una storia semplice (quasi lo stesso impianto de “La sposa in nero”), ma trasforma la caccia e la vendetta in una fantasmagoria di stili e citazioni, senza però perdere mai di vista il punto focale della storia; così, in una frenetica giostra, vediamo passare il fumetto, il western, l'horror, il teatro giapponese e la tragedia greca. Tutto ritmato da musiche ora possenti, ora insinuanti, sincopate oppure melodiose. Il passaggio dal fumetto al live-action, dal bianco e nero al colore (magari con un semplice battito di ciglia), la raffinatezza degli ambienti, i riferimenti agli anni settanta, stupiscono e rallegrano, e le scene di violenza (tante e grottescamente sanguinolente), sono alleggerite dalle scelte fotografiche e dalla loro stessa carnevalesca irrealtà. E sbaglia chi vede in questo solo un esercizio di stile: le implicazioni della scelta dei temi della vendetta e dell'infanzia tradita, per fare un esempio, meriterebbero da sole un discorso a sé stante. Per non parlare della bravura di tutto il cast e del fascino di Uma Thurman, terribile e splendida nella sua tormentata volontà distruttiva. Da vedere insieme al secondo volume.,Beppe Musicco

Kill Bill – vol. 1
Sopravvissuta a una strage durante il suo matrimonio, una donna rimane in coma. Quando si riveglierà, cercherà esecutori e mandante per vendicarsi.