Nel 1969 la diva Judy Garland ha 47 anni e diversi matrimoni alle spalle, si mantiene con esibizioni nei locali e passa da un albergo a un altro, accumulando debiti. Con l’urgenza di dare una casa ai propri figli, accetta un contratto che la porta a Londra, dove si apre una lunga ed estenuante tournée di concerti. Nei cuori di tutti lei è l’incantevole Dorothy de Il Mago di Oz, ma le platee dovranno venire a patti con un’immagine realistica e imperfetta della diva.

Il regista britannico Rupert Goold, qui al suo secondo lungometraggio dopo True Story (2015), dirige un biopic incentrato sull’ultimo periodo della vita di Judy Garland. Adattamento della pièce The End of the Rainbow, il film mantiene una forte ispirazione teatrale: si muove tra il palco e i dietro le quinte delle scene londinesi, con flashback che riportano alla dura vita sul set de Il Mago di Oz. Il ritratto degli esordi rimane la parte più didascalica, con una giovane Judy bloccata negli ambienti disumani dello show business; le luci, però, vengono puntate poi con efficacia su una star ormai in declino. Un tempo “fidanzatina d’America”, grazie a un’immagine creata ad hoc negli Studios, ora Judy appare in tutta la sua imperfezione, consumata da una vita di sacrifici e di errori eppure disposta a spendersi del tutto per chi le riserva affetto.

Gli imprevisti della trasferta riservano tanto dolore, ma anche il calore inaspettato di nuovi incontri: dal medico visitante agli alleati nascosti tra il pubblico, fino agli assistenti (in particolare la Rosalyn di Jessie Buckley); a loro spetta un arduo compito di supporto, dati i difetti della star. Non mancano piccoli momenti di leggerezza, grazie all’ironia e alla spigliatezza della protagonista, fragilissima ma non spezzata. Indimenticabile l’interpretazione di Renée Zellweger (premiata con un Golden Globe e con un Oscar), qui perfettamente calata nella parte fino all’ultima ed emozionante interpretazione musicale. Il film rischia di pesare anche troppo sulle spalle della star, riservando meno spazio per altri ruoli. Grazie alla Zellweger, però, sullo schermo ci sono luci e ombre di un talento, di una voce incantevole eppure effimera, e di una figura che chiede di poter portare sul palco tutta sé stessa.

Roberta Breda