Sono passati quasi cent’anni dalla pubblicazione della saga di Barsoom da parte di Edgar Rice Burroughs (lo stesso autore di Tarzan) e più di una volta il cinema ha tentato, senza riuscirci, di portare sul grande schermo le avventure di John Carter, capitano della cavalleria sudista ai tempi della guerra civile, trasportato da un misterioso medaglione sul pianeta rosso. A portare a termine l’impresa è stato per la Disney Andrew Stanton della Pixar, che però, meglio dirlo subito, anche se ottimamente realizzata nei panorami e nelle trovate meccaniche, non raggiunge questa volta il senso di stupore e meraviglia che ogni spettatore ha provato guardando per la prima volta (ma anche le successive), capolavori come Nemo o Wall-E. Il protagonista John Carter (Taylor Kitsch) dopo la guerra di secessione e la sconfitta dei sudisti è diventato un cercatore d’oro e di antichi tesori, fino al suo viaggio su Marte, quando si imbatte nelle diverse forme di civiltà che abitano il pianeta rosso (Barsoom, nella lingua locale). I primi sono i Tharks, alte creature dalla pelle verde, zanne come di cinghiale e quattro braccia (la trasposizione dei movimenti è fornita col sistema del “motion-capture” da attori come Samantha Morton, Willem Dafoe e Thomas Haden Church), i secondi sono invece uguali agli umani, anche se più abbronzati e decorati da florilegi di henné. Questi ultimi però sono in lotta tra loro (i buoni della città di Helium, capeggiati da Tardos Mors (Ciaràn Hinds) si devono difendere dal perfido Sab Than spalleggiato anche da misteriosi immortali. Comunque il buon Carter, grazie anche al fatto che la debole gravità marziana gli fa compiere salti mostruosi, si schiera coi buoni, e specialmente con la bella principessa Thoris (Lynn Collins). Ricco di scene di battaglia e di nuove creature, il film però difetta nell’identificazione che dovrebbe prendere chi guarda. Sarà per lo scarso carisma del protagonista Taylor Kitsch, sarà per il poco spazio dato alla stirpe dei Tharks rispetto alle battaglie con gli umani, ma il paragone che subito viene alla mente, quello con Avatar, vede il film di James Cameron vincere a mani basse. Nonostante i romanzi di Burroughs siano una pietra miliare della fantascienza e siano stati d’esempio per registi come Lucas e Spielberg, il fascino dei personaggi di John Carter è ancora ben lontano non solo da quelli di Guerre Stellari o di Indiana Jones, ma anche dal Tarzan in bianco e nero di Johnny Weissmuller.,Beppe Musicco