Non dev’essere stato facile per John Ridley realizzare un biopic sul grande artista rock Jimi Hendrix, senza poter sfruttare le sue canzoni per problemi di diritti (gli eredi del leggendario chitarrista, si sa, non le concedono a nessuno). Eppure, a nostro avviso, il regista – premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo – ci è riuscito. Ha compiuto una scelta davvero originale, ovvero quella di concentrarsi su Jimy Hendrix prima della fama, dai tempi in cui era nel gruppo di Curtis Knight, al suo trasferimento dagli Stati Uniti a Londra, fino alla vigilia del festival di Monterey che lo consacrerà alla fama mondiale. La pellicola racconta quindi il biennio 1966-1967 che è stato fondamentale per il musicista. Il regista, inoltre, si concentra sull’amicizia tra Jimi e la modella Linda Keith (all’inizio degli anni 60 fidanzata del chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards) e sulla sua relazione con la fidanzata Kathy. Fondamentale nella vita di Jimi è stata proprio Linda che, intuendone il talento, lo indirizzò alla carriera solista. Straordinaria l’interpretazione di André Benjamin, non solo per la somiglianza fisica, ma anche per il suo lavoro mimetico nei confronti del vero Jimi. Se si può trovare un limite, il film è un po’ troppo edulcorato, non appaiono troppo gli eccessi – leggi sesso e droga – che hanno caratterizzato la vita di Hendrix ma, nel complesso, la storia regge bene e ha una sua credibilità. Se è vero che non si possono gustare le canzoni del rocker, è anche vero che le scene del concerto londinese in cui Hendrix cantò la celeberrima Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band, capolavoro dei Beatles, davanti a un estasiato Paul McCartney, sono uno dei momenti più alti del film: gli appassionati di musica non possono rimanere indifferenti.
In definitiva un film interessante per tutti, ma consigliato per gli appassionati di musica.,Stefano Radice,