Se sei nato e cresciuto nel New Jersey a metà degli anni 50 hai solo tre opzioni per andartene dal quartiere: due (esercito e mafia) prevedono un’alta probabilità di finire ammazzato, la terza è diventare una star. Il giovane Frankie Valli e soci, scapestrati figli di italoamericani, dopo un’adolescenza tra lavoretti e furtarelli, optano per la terza strada: una voce da usignolo e l’incontro (grazie all’amicizia comune di un giovane Joe Pesci) con un talentuoso autore di canzoni dà il la alla nascita del quartetto che dai localacci del Jersey inizia a farsi strada su palchi più importanti in cerca di un contratto discografico. Grazie a un lungimirante produttore, il gruppo (The Four Seasons) scalerà le classifiche sfornando hit a raffica, facendo ballare per oltre un decennio i teen ager di mezza America e facendo strappare i capelli alle ragazzine grazie ai suoi motivetti che miscelano rock ballad, swing e i primi accenni di disco music. Questi antesignani delle boyband odierne sembrano affiatati, ma mentre Frankie mette su famiglia e pensa alla carriera, l’amico e motore del gruppo Tommy DeVito non riesce a togliersi dal sangue il quartiere: rozzo, irascibile, violento, non saprà gestire il successo sperperando il denaro suo e degli altri e portando il quartetto a un destino inevitabile.,Incrociando i topos del gangster movie (l’adolescenza passata in strada, le origini italiane, la voglia di successo di un gruppo di ragazzi che sogna il riscatto che fa tanto C’era una volta in America e Goodfellas, con tanto di sguardi in macchina dei protagonisti che raccontano i vari episodi rivolgendosi direttamente allo spettatore) con il ritmo del musical (il film viene da un grosso successo di Broadway che da circa 10 anni va in scena in tutto il mondo, ideato da Marshall Brickman, storico sceneggiatore di Woody Allen) Clint Eastwood punta a fare un film leggero, quasi per divertirsi (emblematico il suo “cameo” che non vi anticipiamo lasciandovi il gusto di scoprirlo), cercando di allontanarsi dalla densità e drammaticità della sua recente filmografia. Ma l’obiettivo è raggiunto solo in parte. Una mano resa pesante dalle sue ultime prove allestisce un film curato in tanti dettagli (le ottime interpretazioni dei quattro protagonisti, praticamente al debutto, la ricostruzione precisa di scene e costumi, una fotografia seppiata che fa tanto vintage) che vive principalmente della musica del gruppo che sicuramente rimane nelle orecchie, ed è un bene. Pecca però nel non riuscire a restituire completamente quella leggerezza e giocosità che rappresentano un must per qualsiasi musical, mantenendosi su un registro cupo che, a fronte di una storia senza particolari scossoni o profondità, forse getta eccessiva pesantezza su un racconto che avrebbe meritato un tocco più vivace. ,Pietro Sincich,

Jersey Boys
La storia dei The Four Seasons, gruppo musicale nato nel New Jersey negli anni 50 che fece ballare mezza America per oltre un decennio