Sull’onda del britannico Life in a Day, progetto del 2010 firmato da Ridley Scott (che qui figura come produttore esecutivo), anche l’Italia ha avuto il suo progetto filmico “partecipato” dal basso. Così, nell’ottobre del 2013, per la precisione il 26 ottobre di quell’anno, 44mila video vennero spediti da connazionali che raccontavano aspetti della loro vita in quel determinato momento. Il regista Gabriele Salvatores (ma inizialmente al progetto avrebbe dovuto lavorarci Gabriele Muccino) con numerosi collaboratori ha selezionato e montato centinaia di spezzoni, in un film suggestivo, a tratti commovente ma che lascia anche spazi a dubbi e perplessità. Innanzi tutto sulla reale aderenza di quanto mostrato all’idea iniziale e a come è stata raccontata: se la maggior parte dei contributi, come richiesto, è schiettamente amatoriale (con immagini spesso sgranate, con videocamere di fortuna o anche tablet e cellulari; o semplicemente realizzate da mani poco esperte) alcune sequenze sembrano costruite, frutto di interviste e mini-servizi (per esempio la dottoressa che parla dei suoi malati e la coppia di gay che ha adottato una bimba in Canada, senza contare le immagini dell’astronauta Luca Parmitano e quelle, peraltro molto vivide, dell’uomo che vive in una nave immensa che trasporta container, o quelle commoventi del cardiochirurgo in Afghanistan); servizi realizzati da professionisti, insomma, frutto di scelte “editoriali”. Ma la selezione di per sé di una tale mole di video, anche credendo alla versione ufficiale di video unicamente mandati da semplici cittadini, richiedeva ovviamente una selezione personale: e se il montaggio è l’anima del cinema, la costruzione del film, con alternanza di speranze e delusioni su una certa idea dell’Italia e dell’esistenza stessa, è più il risultato degli autori che degli italiani. Infine, a tratti infastidisce il narcisismo di chi si mette in mostra anche in situazioni molto intime, anche se era inevitabile per questo tipo di film; ma di fronte a persone malate e sofferenti, a tratti si vorrebbe distogliere lo sguardo come se avessimo fatto irruzione nell’esistenza altrui (a volte ignara).,Ciò nonostante, Italy in a Day ha un suo innegabile fascino, proprio perché mostra la vita come il cinema non potrà mai fare. Forse nemmeno il cosiddetto “cinema del reale” come oggi si tende a chiamare i documentari: i quali, chi più chi meno, tendono a falsificare anche quando promettono di riprodurre documenti reali. Ma l’immagine della bimba di pochi anni che si inietta, con l’aiuto della mamma, la dose di insulina è insuperabile da qualsiasi autore. E così, insieme a una quantità di immagini poco significative, e anche molto alla rinfusa, quasi a capitoli (chi mangia, chi dorme, chi si scambia effusioni; e poi chi spera, chi si lancia nelle cose con entusiasmo, chi si butta giù o semplicemente si “svacca”; mentre ha poco spazio la politica o l’impegno sociale, a parte qualche immagine di proteste di piazza), troviamo immagini poetiche, commoventi, buffe, toccanti. Spesso associate ai bambini, o al loro legame con i genitori, ma anche agli anziani (sempre con la riserva di cui sopra, non ci si può non intenerire davanti alla donna che non ricorda quanti figli ha, o soffrire per l’uomo che si sente solo e inutile). E poi alla perdita di una persona cara (una ragazza si avvicina a una tomba, e scopriamo che è quella di un coetaneo, probabilmente la persona amata), all’angoscia per chi non trova il lavoro e più in generale il proprio posto nella vita. Fra tante banalità, ci si ritrova a sorridere e a commuoversi sovente. E a pensare non solo all’indole degli italiani – caciaroni, creativi e tutto sommato ancora di buon cuore – ma anche a quale spettacolo sia la vita dell’uomo. In cui si rinnova il miracolo della nascita, dell’amore, della dedizione agli altri. Ed è bello che, all’improvviso, faccia capolino anche una riflessione su Dio, da parte di un ateo («come ha detto il Papa, se Dio fa un mestiere deve essere un infermiere»), accompagnata pochi istanti dopo da un’immagine “rubata” e sorridente di papa Francesco.,Antonio Autieri,

Italy in a day – Un giorno da italiani
Una giornata degli Italiani, nei filmati realizzati da persone anonime e normali