A Scicli, comune siciliano noto per i monumenti barocchi, i cani randagi non sono bene accetti come ci spiega un’enfatica voce fuori campo: «In un tempo ormai lontano si ruppe l’alleanza tra l’uomo e il cane: tutti i cani furono banditi dal paese». Finché un animale a quattro zampe inizia a farsi notare: da chi vorrebbe eliminarlo e da chi si affeziona a lui, come il piccolo Carmelo detto Meno, figlio del sindaco del Paese afflitto dalla morte della madre. Con il padre rimasto vedovo e troppo preso dal suo lavoro, non c’è un gran dialogo: e quando il primo cittadino viene assediato dalle richieste su un nuovo giro di vite contro i randagi, Meno farà di tutto per difendere Italo. Che nel frattempo impara a farsi ben volere: aspetta i bambini della scuola al termine delle lezioni, accompagna le ragazze indifese a casa la sera e i turisti in giro per Scicli, partecipa a tutte le funzioni religiose, matrimoni e funerali compresi. Quando Meno, insieme alla fidata amica Chiara e per colpa di un compagno di classe che continua a vessarlo, si metterà in seri guai, sarà ancora Italo a intervenire. Mentre il padre, assediato da una rivale politica sopra le righe, stringe un rapporto di confusa amicizia con la distratta insegnante di Meno venuta dal Nord…,È una curiosa opera prima Italo di Alessia Scarso, che riprende la vera storia del cane soprannominato Italo Barocco dagli abitanti di Scicli e diventato una vera celebrità nel paesino siciliano. Mixando più toni e generi (le osservazioni sulla vita di provincia, il film di formazione su un un ragazzino che deve affrontare pericoli per crescere, la storia romantica – anche se solo abbozzata – tra sindaco e maestrina del Nord), la neo regista impagina un film semplice, a tratti fin troppo naif, ma con una discreta capacità narrativa – grazie anche a un montaggio serrato che non lascia tempi morti – e di direzione degli attori: al terzetto di protagonisti adulti (il divo tv Marco Bocci, qui un po’ più convincente del solito, la graziosa Elena Radonicich e la simpatica Barbara Tabita vista ormai in parecchi film, tra cui La mafia uccide solo d’estate), si accompagna un trio di bambini convincenti, cui si aggiungono volti più o meno noti di attori siciliani (tra cui Andrea Tidona) di forte presenza scenica. ,Il film è discontinuo: si alternano colpi graffianti (le pettegole del paese) e trovate divertenti (il trio di anziani sulla panchina) a toni troppo zuccherosi, a cominciare da una voce fuori campo (affidata a Leo Gullotta) che sottolinea con ovvie melensità alcuni passaggi; rischiando il ridicolo quando alla fine parla dell’esempio di “umanità” del cane… Ma il risultato finale si fa comunque apprezzare: sono pochissimi i film per bambini e per ragazzi realizzati in Italia. E se questo in parte si disperde in storie secondarie che non possono interessare i giovani spettatori (la campagna elettorale), pure risulta gradevole e sincero nel raccontare di un bambino bloccato da un dolore e dalle tensioni con i coetanei che ne viene fuori, grazie a un cane e ad alcuni amici (che simpatica la bimba con la benda sull’occho), di cui uno assolutamente insospettabile. Amici con cui affrontare un’avventura pericolosa, da cui uscirne più grandi.,Antonio Autieri

Italo
Un cane senza dimora, in un paesino della Sicilia che ha messo al bando i randagi, diventa il beniamino degli abitanti.