L’estroversa Lou trova lavoro come badante del giovane tetraplegico Will Traynor. Dopo un inizio difficile i due iniziano a piacersi ma Will ha un segreto… A prima vista questo Io prima di te potrebbe sembrare una sorta di remake del fortunato Quasi amici, successo francese di un paio di anni fa, con l’aggiunta di una prevedibile storia d’amore tra il tetraplegico ricco e disperato e una ragazza povera e di buon cuore capace di riaprire quello ormai congelato di lui. E in effetti soprattutto nella prima parte il film gioca tutte le (prevedibilissime) carte in questo senso, con la protagonista Lou, imbranatissima e dai gusti discutibili nel vestiario, che cerca in tutti i modi di penetrare la corazza di Will, tetraplegico, ma con il fascino dell’eroe romantico ottocentesco che guarda la tempesta meditando profondi pensieri.

La storia subisce uno scarto quando Lou e gli spettatori scoprono che Will ha già prenotato di lì a sei mesi un servizio di “morte assistita” in Svizzera, con disperazione della madre e stoica accettazione del padre che, dopo un tentato suicidio e molte malattie collaterali, non vede perché opporsi alla volontà del figlio. In realtà, delle terribili sofferenze a cui Will sarebbe sottoposto quotidianamente noi vediamo ben poco (rovinerebbe l’atmosfera romantica tra lui e Lou, le loro discussioni di musica e cinema e i buffi tentativi di lei di tirarlo fuori dalla malinconia): ci viene solo riferito e, anche se la condanna ad essere intrappolati in un corpo che non risponde più (Will è paralizzato dal collo in giù con una scarsa mobilità della mano) è di per sé terribile, il film si guarda bene dal mettere in scena gli aspetti più corporei e poco affascinanti della sua condizione (cosa che invece l’omologo francese faceva, con realismo e umorismo insieme).

Tutto resta sospeso in una atmosfera di placida eleganza (i genitori di Will sono ricchissimi e hanno riorganizzato un’intera ala della loro magione per lui e i suoi assistenti), probabilmente ben lontana dalla realtà di altri tetraplegici, e non sorprende che le associazioni dei disabili si siano indignate di fronte all’assunto della pellicola che a dispetto del suo slogan (vivi con coraggio), di fatto sostanzialmente dà per scontato che la loro vita non sia degna di essere vissuta. Will, infatti, non si fa smuovere di un millimetro dalla sua decisione, nemmeno dall’amore che sboccia con Lou, e il finale (che non è un peccato rivelare visto che è stato oggetto di notevole polemica fin dall’uscita) fintamente consolatorio con tanto di clinica svizzera compiacente e poetiche cadute di foglie, appare più una presa di posizione ideologica che il naturale sviluppo di quanto è stato raccontato sui personaggi. Lungi dall’allontanarsi finalmente da una vita fatta solo di scelte per il bene degli altri, Lou di fatto ancora una volta accetta di mortificare il suo desiderio (salvare Will convincendolo che vale la pena vivere), premiata d’altra parte con un futuro di benessere che appare allo spettatore più cinico una scelta un po’ comoda.

Al di là delle polemiche ideologiche, Io prima di te resta una commediola di scarsa originalità, che vive di momenti di sentimentalismo un po’ da soap e di umorismo non proprio sottile, con due protagonisti che fanno di tutto per rientrare nei loro stereotipi. Un film che, di fatto, sarebbe anche di troppo cercare di collocare nel dibattito pro o contro l’eutanasia.

Laura Cotta Ramosino