Papa Francesco in nove anni di pontificato ha compiuto 37 viaggi visitando 59 paesi. Oltre all’Italia, è stato in Brasile, Cuba, Stati Uniti, nel continente africano e in Medio Oriente, in Giappone e nel sud est asiatico… I suoi itinerari seguono il filo rosso dei temi centrali del nostro tempo: la povertà, l’ambiente, le migrazioni, la condanna di ogni guerra, la solidarietà. Un testimone della sofferenza del mondo, che ha attirato l’interesse anche dei laici: come il regista Gianfranco Rosi, documentarista premiato per i suoi film nei festival principali, che ha scelto di dedicare il suo nuovo film In viaggio alla missione di Francesco nel mondo. Fra l’altro nel 2013, appena eletto, Francesco era andato a Lampedusa in un celebre e commovente viaggio, mentre nel 2021 si è recato in Medioriente, in Iraq e Kurdistan: luoghi raccontati proprio da Rosi nei suoi film Fuocoammare e Notturno.
Utilizzando i ricchi materiali dell’archivio vaticano e di altri archivi delle tv dei vari paesi visitati, cui ha aggiunto sue riprese addizionali nell’ultimo anno (spesso suggestive, alle spalle, mentre percorre le strade dei suoi viaggi dall’auto papale), Rosi compone un video racconto della Chiesa “in uscita” nel pontificato di Francesco, ripercorrendo i viaggi del Papa. Viaggi in cui l’accoglienza è sempre entusiasta, nei quali il pontefice proclama con voce incrollabile la dignità dell’uomo, la necessità di combattere la povertà e le mille ingiustizie, lo scandalo dei bambini soldato o della pedofilia, la tragedia dei migranti, i rapporti con le altre religioni o confessioni, le guerre, l’aggressione alla natura da parte dell’uomo, il commercio di armi, e le tante tensioni tra nazioni o i soprusi sulle minoranze etniche.
Più che dalle parole – con Rosi che dà spazio soprattutto alla “predicazione sociale” e pressoché elimina i riferimenti religiosi o metafisici – si rimane ammaliati da certe immagini, come gli incontri nelle carceri dove il Papa porta l’abbraccio di misericordia di Dio, o con le vittime della pedofilia, oppure le celebri sequenze di Francesco in una piazza san Pietro deserta nel marzo 2020, in piena pandemia.
L’intenzione del regista è chiara: seguire il Papa, guardare cosa vede, ascoltare cosa dice. Le sue sono frasi brevi, dirette, immediate, tratte da discorsi o dialoghi con i giornalisti sull’aereo. L’autore di celebri documentari scompare, sceglie di essere solo osservatore, senza imporsi con tocchi autoriali. Semmai si può annotare che, in un documentario, una “marcatura” d’autore può valorizzare non solo il film ma anche il suo oggetto. Si rischia invece una certa staticità e ripetitività, in alcuni momenti, ma è indiscutibile l’ammirazione di Rosi per il Papa e la validità di In viaggio nel mettere in luce il suo ruolo nel mondo di oggi.
Antonio Autieri
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