Ian Holm è Bilbo Baggins anziano nella trilogia Il signore degli anelli, diretta da Peter Jackson (2001-2003)

La cosa peggiore sarebbe identificarlo solo, banalmente, con il Bilbo Baggins anziano della trilogia Il Signore degli anelli (con piccola parte anche nella successiva trilogia, Lo Hobbit). Comprensibile per i più giovani, ingiusto per il grande attore appena scomparso a 88 anni e da tempo malato di Parkinson. Perché Ian Holm (1931-2020), gigante di bassa statura della scuola britannica di origine teatrale, è stato tanto di più. Soprattutto a teatro, appunto, dove debuttò a soli 23 anni. Ma con tanto cinema sparso lungo quasi mezzo secolo.

Nato in Gran Bretagna da genitori scozzesi (padre psichiatra, madre infermiera), si trasferì ventenne a Londra dove si diplomò alla Royal Academy of Dramatic Art e dove nel 1954 debuttò a teatro con la prestigiosissima Royal Shakespeare Company, a dare il via a un sodalizio decennale. Calcò gli assi dei palcoscenici fino al 1970, per poi dedicarsi al cinema; e quindi poi alternare le due forme di recitazione dagli anni 90 in poi. Ma fu a teatro che ebbe le soddisfazioni maggiori e i premi più importanti, che invece il cinema gli concesse in misura molto minore, utilizzandolo oltre tutto più come spalla (di lusso) che come protagonista. Non sono poi da dimenticare anche le sue partecipazioni a celebri “sceneggiati” tv a puntate come Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli (1977) e Olocausto (1978), mentre il recente boom delle serie tv non lo vide coinvolto.

Ma al cinema, per cosa val la pena ricordarlo (e magari recuperarne la visione)? Dopo le prime prove a fine anni 60 / inizio anni 70, si fa notare in parti minori ma interpretate con classe in Robin e Marian di Richard Lester (1976) o La bandera – Marcia o muori di Dick Richards (1977), ma il primo vero exploit è Alien di Ridley Scott (1979) in cui è un ufficiale scientifico che cela un’identità inquietante. Subito dopo, nel 1981, è candidato all’Oscar – unica nomination della sua carriera – per Momenti di gloria di Hugh Hudson in cui è l’allenatore Sam Mussabini. Altri ruoli importanti arrivano poi con altri film importanti, come il cupo e scatenato Brazil di Terry Gilliam (1985), i drammatici Ballando con uno sconosciuto di Mike Newell (1985) e Un’altra donna di Woody Allen (1988), i film in costume Enrico V di Kenneth Branagh (1989), Amleto di Franco Zeffirelli (1990) e La pazzia di Re Giorgio di Nicholas Hynter (1995), il poco noto giallo Delitti e segreti di un giovane Steven Soderbergh (1991), il fantascientifico Il quinto elemento di Luc Besson (1997).

Tra la fine degli anni 90 e l’inizio del nuovo secolo Ian Holm ottiene finalmente due parti da protagonista che cesella in modo fine e indimenticabile: quella di un sofferto avvocato,  in quel grande film dolente e accorato – pur nel gelo del contesto ambientale e di sentimenti compressi – che era Il dolce domani di Atom Egoyan, su un paesino sconvolto da un incidente di un pulmino scolastico in cui erano morti tutti i bambini a bordo; poi quella, niente meno, di Napoleone Bonaparte (che peraltro già aveva interpretato da giovane, quasi quarant’anni prima, in una serie britannica andata in onda nel 1974) in I vestiti nuovi dell’imperatore di Alan Taylor (2001), dove impersona l’imperatore francese ormai in disgrazia in una immaginaria “via di uscita” dal suo secondo esilio a Sant’Elena.

Poi subito dopo arriverà la fama planetaria con Peter Jackson e la sua trilogia Il signore degli anelli che segna il triennio 2001-2003, con il suo Bilbo Baggins anziano (ruolo “diviso” con Martin Freeman nella successiva trilogia Lo Hobbit). Un ruolo importante, ancora una volta portato a termine con la consueta classe e miscelando eleganza e ambiguità in modo tale da portare nel cinema – come tanti suoi colleghi britannici provenienti dal teatro –  echi dei personaggi dell’amato Shakespeare. Ma anche un ruolo che, seguito solo da comparsate e ruoli minori (un vero peccato), rischia appunto di appiattirne il ricordo. Facendo dimenticare chi era davvero questo piccolo grande attore dalla carriera ultra sessantennale che dal cinema ottenne meno dei suoi meriti. Non in patria, però, dove la regina Elisabetta II gli conferì nel 1988 il titolo di “Baronetto” per meriti artistici. Teatrali, soprattutto. E ben prima del Signore degli anelli.

Antonio Autieri

Nella foto grande in alto: Ian Holm è Napoleone Bonaparte in I vestiti nuovi dell’imperatore di Alan Taylor (2001). A seguire un breve trailer

Ian Holm in Il dolce domani di Atom Egoyan in un trailer in versione originale