Ad oggi uno dei maggiori incassi in Cina, questo film che esibisce un mix molto particolare di action, fantasy e commedia – ma anche con elementi horror che ne escludono una visione per bambini come sembrerebbe dal trailer – è uno dei primi veri tentativi del cinema cinese di creare prodotti appetibili anche per il mercato internazionale (è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2015), pur rimanendo fedeli alla propria cultura.
Il risultato è una storia che mescola i tradizionali elementi della saga fantasy (c’è un piccolo principe dei mostri da proteggere, una profezia da adempiere, un giovane eroe riluttante, una giovane guerriera che deve fare prova della sua abilità: fattori che ricordano da un lato un classico come Willow, dall’altro i grandi archetipi alla Tolkien) con altri di comicità a volte lieve altre un po’ più greve, che fanno venire in mente certi personaggi delle tragedie shakespeariane e potrebbero qualche volta lasciare spiazzato lo spettatore occidentale. Da un lato la coppia di mostri “sotto copertura”, tanto voraci (si farebbero volentieri un bocconcino del protagonista) quanto leali verso il loro piccolo sovrano, dall’altro una curiosa linea comica che rende per un tratto il nostro eroe il vero e proprio “portatore” del baby mostro con una serie di improbabili gag sulla gravidanza e le sue conseguenze. Queste ultime enfatizzano l’inversione di ruoli tra il pavido ma sensibile Tianyin e la coraggiosa cacciatrice di mostri Xiaonan, che nasconde la sua parte femminile per non perdere la propria reputazione di guerriera.
Sarà solo la convivenza tra i due, il reciproco innamoramento, e l’esperienza “genitoriale” – pur riluttante – nei confronti del piccolo Wuba a far recuperare ai due quello che di se stessi non avevano mai trovato o avevano voluto dimenticare. La presenza di Wuba, con le sue esigenze infantili (per quanto “mostruose”) trasforma poco a poco l’improbabile duo in una specie di famiglia. Tra un combattimento volante in perfetto stile wuxia (quello de La tigre e il dragone, per intenderci, ma il tono rimane sempre assai meno serioso) e qualche espediente molto più terra terra, i nostri porteranno a termine la missione?
Non mancano, nello scenario fantasy, elementi di riflessione quasi “politica” che alludono alla contemporaneità: il regno umano e quello dei mostri divisi per provata incapacità di convivenza che costringono i secondi a una vita di clandestinità anche quando si tratta di esseri innocui e amichevoli, il richiamo alla possibilità di una solidarietà “interrazziale” che vada oltre le apparenze, la necessità di proteggere i più deboli anche quando appaiono diversi da quello che ci aspettiamo, l’apertura all’altro e il rispetto della sua “diversità” (pur se si traduce in due teste e un appetito micidiale), sono tutti spunti interessanti che il film mette in scena con efficacia intermittente. Il finale aperto allude alla possibilità di nuove mirabolanti avventure, ma anche come pellicola autonoma Il regno di Wuba resta un interessante viaggio all’interno di una cultura narrativa insieme familiare e sorprendente.
Laura Cotta Ramosino