Il ragazzo e la tigre è ambientato in Nepal. Balmani è un dodicenne rimasto orfano dopo il tragico terremoto del 2015. Viene ospitato in un orfanotrofio ma il suo sogno è quello di tornare a Katmandu, la capitale. Una notte – mentre cerca di scappare – si imbatte in una cucciola di tigre del Bengala, rapita dai bracconieri. La libera e insieme a lei cerca di arrivare alla Tana della tigre, un monastero buddista sulla catena dell’Himalaya che per loro significa salvezza…
Brando Quilici, dopo Il mio amico Nanuk, con Il ragazzo e la tigre torna a raccontare una storia di formazione e di forte legame tra un bambino e un animale. Nel film del 2014 si trattava di un piccolo di orso bianco, ora di una tigre. Spunto della storia la leggenda del Taktsang, il monastero buddista costruito sulle impervie alture del Nepal dopo che Rimpoche, figura sacra per i buddisti, aveva raggiunto quei luoghi volando sul dorso di una tigre. La trama del film è molto lineare e semplice, con Balmani e la tigre Mutki (spettacolari le sue espressioni) che insieme devono superare diverse prove, e la minaccia dei bracconieri, prima di giungere alla meta. L’aspetto interessante del film è il legame che si crea tra il bambino e l’animale, un rapporto profondo che però, inevitabilmente e giustamente, si chiude con Mutki che torna nel suo ambiente naturale, nella foresta del Nepal, dove ritrova altri esemplari della sua specie.
Obiettivo del film di Quilici è quello di sensibilizzare i bambini sulla minaccia che oggi corrono le tigri del Bengala di essere sterminate (ne rimangono ormai meno di 4.000 esemplari). Il ragazzo e la tigre si suddivide in tre parti; una prima ambientata nella foresta del Nepal, una seconda nella polverosa e soffocante Katmandu, e la terza sulla catena dell’Himalaya. Durante il viaggio i due protagonisti fanno diverse esperienze; passando dal caldo al freddo e alle tormente di neve e incontrano i cacciatori di miele, i nomadi delle alture, i conducenti di Yuk, fino ai monaci buddisti. Un’occasione per conoscere altri modi di vivere (molto belle le scene della cattura del miele) sullo sfondo dei paesaggi incantevoli del Nepal. Balmani è impersonato da Sunny Pawar; nel cast anche Claudia Gerini nei panni di Hannah, la responsabile dell’orfanotrofio, in una performance non certo memorabile. Consigliato per le scuole primarie.
Stefano Radice