Djibi (Omar Sy) è vedovo, lavora come custode in un autonoleggio e vive a Parigi in un minuscolo appartamento. Tutte le sere Djibi racconta alla figlia Sofia una storia della buonanotte e in quel momento è l’uomo più felice del mondo. Nel magico regno dei sogni, Djibi indossa gli abiti cartooneschi del Principe ed è la star indiscussa delle storie della sera, che finiscono immancabilmente con il salvataggio della principessa Sofia dalle sgrinfie del temibile Pitprout. Il mondo dei sogni funziona proprio come un set cinematografico, con tanto di oggetti di scena e comparse, e finito lo spettacolo il Principe torna nel suo camerino, pronto per il ciack del giorno dopo.

La doppia vita di Djibi e del Principe non potrebbe essere più perfetta, finché un giorno accade qualcosa di totalmente inaspettato: Sofia inizia le medie e dopo il suo primo giorno di scuola la bambina dice al padre di non voler più fiabe della buona notte. Il Principe perde il suo ruolo di protagonista e viene relegato ai confini del set, a un passo dal dimenticatoio e sostituito dal nuovo principe Max, il biondissimo compagno di banco di Sofia, mentre nel mondo reale Djibi per la prima volta si sente un padre inutile.

Come spesso capita a molti genitori, l’adolescenza dei figli arriva come una catastrofe naturale e lo coglie totalmente impreparato: lui e il suo alter ego fantastico cercano prima di contenere i danni, poi decidono di sbarazzarsi del principe Max. Proprio in questo momento compare sul pianerottolo una nuova vicina (Bérénice Bejo), bella e un po’ suonata, che aiuterà Djibi a compiere un doloroso, ma necessario passo indietro rispetto alla vita della figlia.

Michel Hazanavicius, il regista di The Arist, di The Search e Il mio Godard, ancora una volta dimostra il proprio spirito versatile scegliendo questa volta un film per famiglie, con grande uso degli effetti speciali inediti per il cinema europeo e in cui riemergono alcuni temi cari al suo cinema, primo fra tutti quello della forza del racconto cinematografico.

Il principe dimenticato uscito direttamente su Amazon Prime Video – è una storia sincera e dolce, che ricerca evidentemente il confronto con i modelli americani e che si ispira soprattutto Inside Out nella costruzione del mondo dei sogni, ma purtroppo nel paragone inevitabile con il modello Pixar il film francese esce sconfitto su tutti i fronti.

Dal punto di vista degli effetti speciali il film ovviamente soffre evidenti limiti di budget, ma il vero scarto riguarda il cuore del racconto, la cui freddezza rende ancora più evidenti alcuni difetti tecnici che una storia più forte farebbe guardare con simpatia. Questa volta infatti la delicatezza francese non riesce a superare il confine della superficialità e la storia, anche se ispirata alle vicende personali del regista, resta piatta e poco definita, così come i personaggi che risultano spesso privi di conflitto e quindi di risoluzione.

L’impressione è quella di una mancata confidenza con il genere del racconto fantastico e per famiglie; invece di cogliere i numerosi spunti comici e drammatici dati dal tema della crescita, il regista si perde nel dettagliare i meccanismi del mondo/set dei sogni, lasciando quasi in secondo piano il rapporto tra Djibi e Sofia, recuperandoli in coda su un finale che arriva senza troppi sforzi o difficoltà, aspettando – letteralmente – che le cose si risolvano da sole. Poco o nulla accade al padre perché si renda realmente conto del passo di maturità che gli viene chiesto in questo momento, il pubblico adulto non riesce a identificarsi e i piccoli spettatori si annoiano per il troppo parlare. Si ride poco, ci si commuove ancora meno, e resta il sentimento di un film dolce nel suo intento e per questo forse perdonabile, ma comunque – purtroppo – noioso.

Claudia Munarin