Il principe di Roma è ambientato nel 1829. Bartolomeo è un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa. Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il principe Accoramboni per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Guidato dai fantasmi di Papa Borgia, Giordano Bruno e Beatrice Cenci dovrà fare i conti con sé stesso per redimersi e cambiare vita.
Edoardo Falcone torna a lavorare con Marco Giallini dopo Se Dio vuole e Io sono Babbo Natale. Il principe di Roma si ispira direttamente, come confermano i titoli di coda, a Il canto di Natale di Charles Dickens nel raccontare la storia di un uomo avido e cinico che, grazie all’incontro con figure storiche provenienti dal passato, si redime e cambia vita. La storia, però, è trasposta nella Roma del Risorgimento e nella messa in scena si possono riconoscere atmosfere di film quali Nell’anno del Signore di Luigi Magini e di Il marchese del Grillo di Mario Monicelli. Falcone si affida alla bravura di Marco Giallini per impersonare Bartolomeo; l’attore, grazie anche alla sua romanità, è molto in parte e recupera una certa verve che sembrava smarrita in film più recenti in cui è stato protagonista, ad esempio La mia ombra è tua e C’era una volta il crimine. L’aspetto originale è il viaggio nel tempo che Bartolomeo compie grazie agli incontri con Beatrice Cenci (Denise Tantucci), che uccise il padre che la violentava, il filosofo Giordano Bruno (Filippo Timi) e Papa Borgia (Giuseppe Battiston) che, rammentandogli il suo passato di orfano, mostrandogli il suo cinismo da adulto e facendogli vedere un futuro di solitudine e amarezze, lo portano a cambiare registro e atteggiamento verso le persone. Edoardo Falcone sa dirigere bene gli attori; convincente anche l’interpretazione di Giulia Bevilacqua nei panni della governante Teta; Filippo Timi e Giuseppe Battiston (senza barba) portano un valore aggiunto nelle loro brevi apparizioni (nel cast c’è anche Sergio Rubini che impersona il principe Accoramboni). Guardando il film, interessante nel suo complesso, non si può non notare una parte finale un po’ troppo frettolosa. Inoltre, la romanità di racconto e ambientazione e il romanesco stretto parlato da molti personaggi, da punto di forza possono essere visti anche come punto di debolezza perché al di fuori dei confini capitolini il film ha faticato molto a trovare un pubblico di riferimento che si sia appassionato o divertito. E questo è un limite non solo de Il principe di Roma ma un po’ del cinema italiano in generale. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Stefano Radice
Clicca qui per rimanere aggiornato sulle nuove uscite al cinema
Clicca qui per iscriverti alla newsletter di Sentieri del cinema