Quello che in America ha decretato il successo (enorme e quindi ancora più inaspettato) di questo film, non è solo il fatto di essere una commedia simpatica con molti spunti comici. Soprattutto è la concezione di famiglia che fa passare: un luogo che, per quanto atipico, affollato, invadente, mangereccio, resta un punto di forza, che permette di dare più soddisfazione alla vita. Tanto che il fidanzato della protagonista (bianco, anglosassone, protestante), è dapprima incuriosito, poi divertito, poi anche rimbambito, da questa serie infinita di persone (nel film personaggi simpaticissimi) col culto del cibo greco e della tradizione. Ne coglie subito però il lato buono, al punto da accettare senza difficoltà parenti, pranzi, cene, frasi incomprensibili e persino (udite, udite!) farsi battezzare e sposarsi con rito ortodosso. Dall’altra parte, la famiglia descritta ha la tipica tendenza mediterranea, passata la prima fase di sospetto, ad accogliere e valorizzare chiunque sia chiamato a farne parte. Da notare anche che confrontando ambienti e situazioni, è facile trovare nella famiglia greco-americana di oggi molto degli italo-americani degli anni ’50 e ’60.

Il mio grosso grasso matrimonio greco
Se non si è belle e ci sia avvicina ai trent’anni, la cosa può destare qualche preoccupazione, specie se la prospettiva è fare a vita la cameriera nel ristorante greco del padre. Ma trovare un fidanzato può essere anche peggio, se non è quello che tutti i parenti greci si aspettano.