Sono passati 14 anni da quando Il mio grosso grasso matrimonio greco, già monologo teatrale scritto e interpretato da Nia Vardalos, è diventato un film che ha guadagnato numerosi premi, una nomination agli Oscar e il miglior incasso dell’anno negli Stati Uniti. Le vicende della famiglia di immigrati greci di Gus Portokalos e della figlia Toula, che si fidanza con Ian, un americano che non ha radici greche e che quindi è visto con sospetto da tutto il clan, si adeguano al tempo che passa: Paris, figlia unica di Toula, sta per finire le superiori e deve decidere in quale università iscriversi. Costas, il vecchio “pater familias”, scopre che il suo certificato di matrimonio non è stato firmato, per cui, dopo cinquant’anni di vita comune, deve risposare la moglie Maria.
Il tempo che passa, occorre dirlo, non facilita la vita a un sequel (diretto dall’inglese Kirk Jones: quello di Svegliati Ned, un’altra commedia piena di vecchietti) che riprende personaggi e stilemi del precedente, proponendo ancora il tormentone degli stili di vita tradizionali degli immigrati e il desiderio di integrazione delle successive generazioni. Ancora gran parte del film poggia sulle spalle del vecchio Gus, con la sua certezza che i Greci hanno inventato tutto (anche l’Italia, ovviamente), la ricerca su Internet di una fantomatica discendenza da Alessandro Magno e l’uso del detergente per vetri per curare qualsiasi malanno; ben coadiuvato, del resto dalla moglie Maria e dalle sue sorelle, che trasformano qualsiasi situazione in un vero e proprio coro greco. Più deboli di tutti appaiono i caratteri di Toula e del marito Ian, sbiaditi nei loro dialoghi e che in alcuni momenti sembrano due estranei invece che una coppia che vive insieme da quindici anni. Saltando una generazione, molto più credibile è la figlia Paris (Elena Kampouris) con le sue fragilità e l’amore sincero per i parenti. Anche se i momenti felici del film sono certamente superiori a quelli più deboli, e che non è comune vedere trattare con ironia e tenerezza una famiglia numerosa e affiatata, un po’ più di verve non guasterebbe. Forse servirebbe una spruzzata del pulitore per vetri di Gus, quello che risolve ogni problema.
Beppe Musicco