Salvo è in quinta elementare. Dopo la morte della madre e la scomparsa del padre, vive in Trentino con la zia; si trova bene in famiglia anche se il suo sguardo è velato di malinconia. Un giorno, improvvisamente, si trova davanti Vincenzo, suo padre, che non vede da sette anni. A stento lo riconosce, sembra cambiato e ha uno sguardo cattivo. Vincenzo ha l’autorizzazione per tenere il figlio quattro giorni. Partono insieme, alla volta della Puglia, dove l’uomo ha una serie di conti da sistemare e dove incontra il vecchio compagno di crimini Totò. Salvo capisce molto presto che quello non è proprio un viaggio di piacere e che il padre nasconde un po’ di pericolosi segreti, anche se è animato dal desiderio di recuperare il tempo perduto.
Guido Lombardi, al terzo film da regista, ha dichiarato di avere iniziato a pensare a Il ladro di giorni dieci anni fa ma che solo ultimamente si era sentito pronto a girare una storia sul tema universale del rapporto padre-figlio (e il film, non casualmente, è dedicato proprio a suo padre). Per farlo ha utilizzato il cinema di genere, tra action-crime e road movie, e si è affidato a Riccardo Scamarcio nella parte di Vincenzo e al piccolo e bravo Augusto Zazzaro in quella di Salvo. Tra i due si crea un bella alchimia (a Scamarcio i ruoli da bello e dannato riescono bene) in una storia del classico riavvicinamento tra un padre assente suo malgrado e un figlio che è cresciuto senza di lui. Ma nei pochi giorni passati insieme, il percorso di Salvo è quello anche di una educazione al crimine; osserva gli atteggiamenti del padre, lo vede maneggiare una pistola che poi gli fa provare, lo guarda mentre aggredisce una persona e lo scopre nascondere droga nella macchina. Vincenzo non è un modello ideale… Salvo è perplesso, gli zii gli hanno insegnato ben altri valori, ma rimane inevitabilmente affascinato anche se confessa al padre di avere paura di lui.

Il film procede molto lentamente, mentre da un action-crime ci si immaginerebbe ben altro ritmo, e la sceneggiatura non sempre è convincente nello sviluppo del film, soprattutto nella seconda parte quando ci si avvicina alla resa dei conti. Il finale drammatico è quello che probabilmente salva Salvo da una carriera criminale e che gli fa capire che non si deve essere stupidi (sono quelli che fanno il male senza saperlo), né essere cattivi come Vincenzo stesso (i cattivi invece sanno di fare il male), ma che il vero obiettivo è essere coraggiosi. E allora, chi è il ladro di giorni? Inizialmente Salvo pensa che sia la persona che ha fatto arrestare Vincenzo e che gli ha impedito di vivere con il padre, poi capisce che il vero ladro in realtà è stato Vincenzo stesso che gli ha rubato l’infanzia. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2019.

Aldo Artosin